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Intervista a Marzouk Mejri, cantante e percussionista tunisino

Marzouk, in arabo, vuol dire “dono” e, nella cultura araba, il nome e il destino di una persona sono collegati.

Ricco del dono di essere nato e cresciuto in una famiglia in cui si respirava e si faceva musica, da quando si è trasferito in Italia, esattamente a Napoli, Marzouk è diventato un dono per il nostro Paese, arricchendoci con la sua bravura e con le tradizioni musicali che, non mi stancherò mai di dirlo, sono sempre occasioni di confronto e di crescita umana e culturale reciproca. Nato a Tebourba, nei pressi di Tunisi, suo padre era valente percussionista e la madre ottima cantante. Anche il padre cantava e aveva una banda musicale chiamata “Stella della Musica di Tebourba”. Un aspetto carino e interessante della vita tunisina, raccontato da Marzouk, sta nel ricordo di quando, da bambino, andava con la madre nelle feste e qui si esibiva per le donne. Non solo in Tunisia ma nel mondo arabo, lo ricordiamo, vige la separazione fra uomini e donne, anche in occasione delle feste. Al padre, Marzouk non deve solo l’insegnamento musicale e il talento ma, anche, una grande manualità che è stata messa a frutto non solo nella musica bensì in lavori meccanici e di falegnameria. So che Marzouk, tra le varie cose, è molto bravo anche nella costruzione di strumenti musicali, come la darbuka e il nay.

Ce ne sono di varie dimensioni e la fattura, il materiale usato, oltre alla grandezza, danno luogo a timbriche ben diverse. Le varianti esistenti, per quanto riguarda gli strumenti, dipendono dal luogo, dalle tradizioni locali, dall’uso per cui sono richiesti.

Come spiega Marzouk, in Tunisia ci sono vari generi musicali che riguardano la musica colta e quella popolare. Si va dalla musica sufi allo chaabi, alla musica classica rappresentata essenzialmente dal malouf, che discende dalla tradizione arabo-andalusa e accoglie in sé anche influenze berbere. Dice Marzouk che l’1% della popolazione tunisina è di origine berbera e che sua madre appartiene proprio a questa etnia.

Tornando alla darbuka, o darbouka, ce ne sono di forme diverse; ad esempio, quella più piccola e con la parte posteriore stretta si usa nella musica popolare tunisina. Ha un suono acuto ed è utile per evidenziare gli accenti mediante lo slap. Un tipo di darbuka più grande, invece, dal suono più grave, viene usata nel malouf e produce sia suoni molto gravi (dum), sia suoni più secchi e acuti (tak). Racconta Marzouk che nella tradizione tunisina si usano anche altre percussioni come le tabla, diverse da quelle indiane e più somiglianti a dei timpani, con tiranti di corda e pelli intonate diversamente. Vengono suonate con due bacchette, più grosse o più sottili, a seconda dei suoni gravi o acuti. Anche il bendir viene usato in Tunisia, come in Marocco: è un tamburo a cornice caratterizzato dalla presenza di una cordicella di budello, tesa tra i due estremi del diametro della cornice, nella parte posteriore.

A proposito del malouf, Marzouk spiega come si tratti di una forma musicale articolata e complessa, una specie di suite composta da brani in varie divisioni ritmiche, binarie o ternarie. La difficoltà esecutiva, oltre che per la complessità melodica e ritmica di tali brani, sta anche nel fatto che vanno memorizzati in gran numero e che bisogna essere ben allenati a cantare e suonare contemporaneamente.

Il nostro amico che, ricordo, è un virtuoso della darbuka, ha al suo attivo incisioni discografiche e prestigiose collaborazioni. Prima di salutarvi, lascio a lui la parola per parlarvi proprio di questo e dei suoi progetti musicali.

Marzouk Mejri
Marzouk Mejri

Marzouk, ora parla tu: che ci racconti?

M.: Prima di tutto grazie per la presentazione e un grande saluto ai nostri lettori. Vi parlo di quello che sto facendo attualmente. Da circa sei mesi un carissimo amico e sostenitore mi ha dato in gestione il suo taxi; vivere di solo musica è diventato un po’ difficile (sono padre di due bimbi, Alia 5 anni e Jamal 3 anni). Porto con me il mio strumento e mi alleno nel tempo di attesa dei clienti, praticamente sto componendo musica nel taxi. Ho un pezzo nuovo che si chiama “2784” (il numero del CP del mio taxi), lo sentirete prossimamente. Ho tutti i brani pronti per incidere il nuovo album, spero il più presto possibile andrò in sala d’incisione.

Ho vari progetti, ad esempio il “Marzouk Ensemble“: è un concerto di incontri, una pratica sonora pienamente world, che non significa banalità globali patinate travestite da esotismo etnico ma confluenza di umori sonori e provenienze geografiche, pervasa da marcata spiritualità, ma animata da una chiara impronta metropolitana.

C.: Bravissimo Marzouk, sono d’accordo. So che c’è anche un altro bel progetto, il “Tanitsufi”, vero? Eccone la presentazione:

Tanitsufi è il titolo del nuovo progetto del polistrumentista tunisino Marzouk Mejri. Contornato da un gruppo di maestri, tra i maggiori esponenti della musica popolare della sua terra, Marzouk ci conduce in un incantevole itinerario sonoro nella tradizione devozionale sufi tunisina. Siamo di fronte ad un ingente patrimonio di melodie, ritmi, canti di carattere mistico, condiviso da numerose ed importanti confraternite diffuse in tutto il Nord Africa.”

Marzouk, chi era Tanit?

M.: Tanit era la divinità protettrice della fiorente città di Cartagine, situata nell’odierna Tunisia. Il riferimento alla dea punica rinvia simbolicamente alla provenienza geografica e culturale dell’ensemble. Nondimeno, nella musicalità popolare tunisina è possibile siano
presenti delle influenze pre-arabe, derivanti oltre che dalla cultura berbera (seppure oggi in Tunisia la popolazione di origine berbera sia scarsa), dalle più antiche civiltà punica e fenicia.

C.: Benissimo, grazie! C’è anche un duetto che, non molto tempo fa, presentai ai nostri lettori con un articolo proprio su voi due: Marzouk Mejri e Marwan Samer. Ed ecco, anche per voi, la presentazione ufficiale:

“L’arte musicale tunisina affonda le sue radici in tradizioni diverse. La Tunisia, così come tutto il Maghreb, è stata testimone dello sviluppo e dell’evoluzione della musica berbera, africana e arabo andalusa. Marzouk Mejri, cantante e percussionista, dal 1994 a Napoli e Marwan Samer, cantante e oudista, da circa tre anni a Roma. Entrambi tunisini, s’incontrano in Italia per cominciare il loro viaggio portando in giro per il mondo la loro musica. Un vasto repertorio di brani inediti e popolari: chaabi, stambeli, sufi e classico malouf.”

Cari amici, ogni volta che incontro qualcuno che sappia portare in dono, come Marzouk, la ricchezza delle proprie tradizioni, mi conforto pensando che l’umanità compensa con questo, anche, le perdite dovute all’ottusità e alla miopia.

Augurandoci che doni simili siano sempre più presenti e più numerosi tra noi, saluto e ringrazio Marzouk per la sua disponibilità e collaborazione, e in bocca al lupo per tutti i suoi bellissimi progetti.

Vi saluto con alcuni link musicali, per ascoltare il nostro amico Marzouk.

Dal CD “Genina”

Marzouk Ensemble

Marzouk e Marwan

Tanitsufi

A presto!

 

About the author

Cinzia Merletti

Cinzia Merletti è musicista, didatta, saggista. Diplomata in pianoforte, laureata in DAMS, specializzata in Didattica e con un Master in Formazione musicale e dimensioni del contemporaneo. Ha scritto e pubblicato saggi sulla musica nella cultura arabo-islamica e mediterranea, anche con CD allegato, e sulla modalità. Saggi e articoli sono presenti anche su Musicheria.net. Ha all'attivo importanti collaborazioni con musicisti prestigiosi, Associazioni culturali e ONG, enti nazionali e comunali, Conservatorio di Santa Cecilia, per la realizzazione di eventi artistici, progetti formativi ed interculturali tuttora in corso.

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