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Intervista a Ibrahim Nasrallah: sempre tra il dolore e la gioia

Zoom 20 gen Nasrallah Ibrahim 2inSawaleif (19/01/14). Traduzione e sintesi di Maryem Zayr. 

Ibrahim Nasrallah, è un artista completo che estende le sue ali oltre i confini dell’arte nella poesia, nella scrittura narrativa, nei suoi esperimenti nella pittura, nella musica e nel cinema. Inizialmente lo abbiamo conosciuto come un poeta, poi scrittore di commedie e romanzi palestinesi, tra i quali ricordiamo i più celebri “Gli olivi delle strade” e “Il tempo dei cavalli bianchi”, che hanno molto colpito il pubblico arabo.

Il suo romanzo “Il balcone del baratro” ha recentemente occupato la lunga lista di romanzi candidati all’Arabic Booker Prize.

D. Esistono infinite forme di espressione, perché hai scelto la scrittura?

R. Ho scelto di scrivere sia perché è il modo che mi rappresenta di più, sia perché è più vicino alle mie possibilità economiche: per poterlo fare, infatti, occorrono solo carta e penna. In realtà, la mia ambizione più grande è stata sempre studiare musica, ma questo non è stato possibile per motivi economici e sociali. Successivamente, ho scoperto la passione per la pittura, la fotografia e il cinema: infatti, ho organizzato diverse mostre, ho pubblicato due libri sul cinema e scritto diversi testi di canzoni.

D. Molti artisti vedono la scrittura come un “evento”, come un bambino che scopre un mondo fantastico ogni volta che prende un foglio per colorare, questa sensazione è capitata anche a te?

R. Per me tutto è iniziato durante il liceo, quando è nata la mia passione per le poesie: da quel momento ho iniziato a guardare con altri occhi tutto ciò che mi circonda, scoprendo che la poesia è il modo migliore per esprimere me stesso. Nella scrittura ho trovato il modo per allontanarmi dalle situazioni negative che mi circondavano nella vita reale: mi riferisco alle difficoltà della vita nei campi profughi palestinesi degli anni ’60. In quel modo, mi rifugiavo un’altra dimensione.

D. Partendo dalle tensioni politiche che invadono la regione, dalla Nakba alla Primavera araba, dove possiamo collocare l’arte?

R. L’arte rimane al suo posto di sempre. Nel corso della storia dell’umanità si sono susseguite guerre e accordi di pace, malattie e catastrofi naturali, ma l’arte continua sempre a esistere. Non ci si chiede mai chi effettivamente contribuisce ad arare un campo, se l’agricoltore o la canzone che canta mentre lavora alla sua terra.

D. Secondo te, esistono delle condizioni particolare, anche rituali, per la scrittura? Hai una routine o dei luoghi specifici per scrivere?

R. Ho abitudini semplici: innanzitutto, ho bisogno di tranquillità, quando scrivo non viaggio mai. Quando ho un progetto, scrivo tutti i giorni fino a che non finisco e durante questo periodo non leggo altri libri, mentre la notte guardo molti film.

D. Decidi la trama del romanzo prima di scrivere, oppure scopri il racconto man mano che scrivi?

R. Certamente decido la trama prima di scrivere, ma quando inizio a scrivere scopro di non aver usato più del venti per cento delle idee che avevo programmato.

D. Cosa diresti a un giovane che decide di iniziare a scrivere?

R. Esprimi le tue conoscenze con libertà e ribellione!

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