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Intervista ai gemelli Malas, gli attori siriani che vissero l’inizio della rivoluzione

Di Abdulrahman al-Masri. Syria Direct (11/03/2014). Traduzione di Claudia Avolio.

Nel 2011, i gemelli e attori Mohammad e Ahmad Malas, sono stati due tra gli importanti attivisti ad aver preso parte alle proteste pacifiche sfociate in conflitto in Siria. Nel luglio di quell’anno, sono stati arrestati nel corso di una protesta a Damasco che aveva riunito artisti, scrittori e registi. Poco dopo il loro rilascio, sono partiti per il Cairo. Quasi tre anni dopo, i gemelli ora residenti in Francia notano come gli attivisti moderati in Siria siano presi di mira tanto dal governo quanto da gruppi di estremisti come l’ISIS. In questa intervista raccontano ad Abdulrahman al-Masri del fatto che il popolo siriano stia pagando un prezzo assai alto nella sua richiesta di libertà e dignità.

Voi siete considerati due dei primi attivisti ad aver preso parte alle proteste nel 2011. Abbiamo visto come i moderati stiano ricevendo minacce e tentativi di rapimento sia da parte del regime che dell’ISIS. Cosa ne pensate?

Purtroppo i pensatori moderati sono sempre presi di mira. Non vogliamo ripetere le stesse figure retoriche: ciò che fa l’ISIS è chiaro. Il profeta Mohammad – pace e benedizione su di lui – ha stretto la mano al poeta Hassan Bin Thabit, mostrando apprezzamento per lui e la sua arte, anche se il poeta non imbracciava un’arma né combatteva. Detto in modo semplice: eliminare i moderati è eliminare la Siria.

Prima che lasciaste la Siria, siete stati minacciati come individui?

Certo, abbiamo ricevuto minacce da parte del regime: erano tutte grette e violente. Non siamo stati minacciati dall’ISIS ma ci hanno interrotto nel corso di un progetto teatrale in Siria. Collaboravamo con Abdulwahab al-Mulla: da allora è stato rapito.

Ritenete che i siriani pro-opposizione stiano ancora lottando in una rivoluzione per la dignità e la libertà? Cos’è cambiato?

La rivoluzione stava lottando contro un solo nemico. Ora, sta lottando contro cento nemici. Ma questo è il cammino normale di ogni rivoluzione. Quando parli di una grande vittoria, parli di un prezzo più elevato.

Cos’è la rivoluzione dopo tre anni?

Una rivoluzione.

Negli ultimi mesi, abbiamo assistito alla detenzione di Razan Zaitouneh e a un tentativo di omicidio contro Raed al-Fares [il fondatore del Kafranbel Media Center]. Pensate che dei gruppi stiano deliberatamente cercando di fare fuori i moderati dalla Siria?

Prendere di mira Razan Zaitouneh, Raed al-Fares e la gente come loro è prendere di mira la rivoluzione stessa. Di sicuro si tratta di un’operazione pianificata. Credo che tutti i governi del mondo stiano operando contro la nostra rivoluzione. Ma come ha scritto [il poeta arabo pre-islamico] Imru’ al-Qais: “Se avessi puntato alla più bassa forma d’esistenza, sarebbe stato sufficiente. Ma non ho chiesto pochi soldi: io punto a una gloria dalle radici profonde”. Oggi i siriani sono tutti Imru’ al-Qais. Se avessero voluto meno, avrebbero smesso la loro rivoluzione prima.

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