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Intervista a Anello Capuano: studi, attività e musiche senza confini (prima parte)

anello capuano

Care amiche e amici di Arabpress, vi presento Anello Capuano, un artista incredibile, con un’esperienza ed una competenza vastissima a proposito delle musiche e delle tradizioni presenti nel variegato mondo arabo, mediorientale, indiano e orientale. Le sue conoscenze vertono anche sulle influenze che musica e strumenti arabi, tra l’altro, hanno avuto sull’Occidente. In una serie di articoli-interviste, grazie alla sua disponibilità e collaborazione, condivideremo con voi almeno un po’ di materiale prezioso, ormai introvabile, tratto da sue passate pubblicazioni. Nel frattempo sarà lui stesso, da Bali, a presentarsi a voi lettori e immaginatelo, mentre mi scrive, su un meraviglioso sfondo di palmizi e luna piena, con colori mozzafiato.

C.: Anello Capuano, tu sei musicista a tutto tondo: polistrumentista e compositore, arrangiatore, produttore, sound-designer. Basta un solo uno sguardo alla tua biografia artistica per perdersi in un’immensità di saperi, studi, viaggi, esperienze dirette e profonde in vari Paesi di continenti diversi. Cercheremo di focalizzare la nostra attenzione su quel che riguarda il mondo arabofono. Vuoi provare a riassumere il tuo percorso formativo e professionale in questo ambito?

anello capuano 1Anello Capuano: Certo Cinzia, è un grande piacere anche se, ti avverto, una volta aperto il rubinetto dei ricordi è difficile limitarsi visto che, in realtà, tutto è incatenato e connesso. Ho studiato la musica classica araba e l’Oud al Conservatorio Municipale di Marrakesh, in Marocco, dal 1975 al 1980, conseguendo un diploma di quinto anno all’esame corrispondente sostenuto a Rabat, appunto nel 1980. Contemporaneamente ho seguito, nello stesso conservatorio, corsi di musica Arabo-Andalusa e mi sono iniziato al Ney. Ma venendo dalla batteria, con cui era cominciato il mio percorso di musicista adolescente, era anche naturale che imparassi la Darbouka, il Riqq e i vari tamburi a cornice, come il Bendir marocchino e i vari tipi di Daff. A titolo privato mi sono anche interessato a tutti gli stili di musica popolare marocchina (la più ricca e varia, secondo me, fra tutti i Paesi di lingua araba), sopratutto le percussioni e gli strumenti a corde e a plettro come il Guimbri e il Lotar.

C.: So che c’è stato l’incontro con un personaggio notevole, in questa fase della tua vita, che ha determinato in buona parte il tuo cammino successivo.

A. C.: Verissimo, è stato determinante l’incontro, la lunga amicizia e la collaborazione con il musicista e musicologo francese, oltre che specialista di musica araba, Louis Soret. Louis mi ha aperto nuovi e vasti orizzonti e insieme, io venendo da tre anni passati nell’Asia Centrale e in India, ci siamo addentrati nell’approfondimento e nella pratica di vari stili di musiche orientali, dal Maghreb fino alla Cina.

C.: Raccontaci gli studi tipici che si svolgevano in conservatorio, in Marocco.

A. C.: In conservatorio si studiavano sopratutto i Maqamat, attraverso la pratica di composizioni classiche di tipo Samai e Bachraf (il Pesrev turco), oltre a composizioni più recenti come quelle di Mohammed Abdel Wahab. Per interpretare il Taqsim, invece, ogni studente doveva poi formarsi da sé, principalmente ascoltando e osservando musicisti più esperti dal vivo, o a partire da documenti sonori. Mi sono anche formato ai vari stili di musica Araba suonando le percussioni in seno a piccoli ensembles di musica tradizionale, che riunivano docenti e allievi del conservatorio.

C.: Bellissimo. Mentre continuavi ad approfondire studi e pratica musicale, avevi anche un tuo gruppo più stabile? E che tipo di musica affrontavate?

A. C.: Sì. Con Louis Soret, il noto musicista e compositore americano Richard Horowitz, un violinista marocchino professore al conservatorio e il Maalem gnaoua Ibrahim el Balkani, facevo parte come percussionista e membro fondatore del gruppo IBIS che già, a quell’epoca, oltre che proporre concerti di musica tradizionale orientale, riuniva il linguaggio del jazz con le musiche modali dell’Oriente. In seguito ho seguito, quando possibile, masterclasses con vari maestri, fra cui il tunisino Salah el Mahdi, e ho riunito una considerevole collezione di registrazioni audio e video con cui allargare le mie conoscenze sulla musica Araba e Magrebina, ma anche Iraniana, dell’Asia Centrale, fino all’Estremo Oriente.

C.: Terminato questo percorso, nel 1980, cos’è successo, dopo?

A. C.: Nell’estate 1980 sono ripartito verso l’India, per dedicare due intensi anni alla musica classica indiana, studiandone la teoria alla Benares Hindu University, con la nota e amata musicologa Prem Lata Sharma, e studiando il Sarod con un maestro locale affiliato alla gharana di Ustad Ali Akbar Khan. Secondo la tradizione, mi sono anche iniziato alle tabla (l’aspetto ritmico), al canto Dhrupad con il musicologo Pandit Ritwik Sanyal, e al Rubab del Kashmir e dell’Afghanistan. Essendo curioso per natura, ho cercato di imparare tutto quello che potevo sulle musiche e sugli strumenti popolari e regionali che mi hanno da sempre affascinato, ma anche sulle diverse forme di danza e di teatro tradizionale.

C.: Impressionante davvero, sicuramente un’immersione totale nella cultura e nelle tradizioni non solo musicali ma artistiche a tutto tondo. Dopo aver trascorso questi due intensi anni in India, dove sei approdato?

A. C.: Dopo tornai in Europa, esattamente in Francia per ragioni familiari (la mia prima moglie era francese) e, con il mio vecchio amico e complice Louis Soret, abbiamo messo insieme un progetto che proponeva concerti per le scuole ma anche per adulti che (tradotto) si chiamava: “Gli strumenti del mondo Orientale”.

In due, con un furgoncino Volswagen preso in affitto, abbiamo girato durante quattro o cinque anni tutta la Francia in lungo e in largo, per almeno 4 mesi all’anno, facendo un minimo di due fino a quattro concerti al giorno, per cinque giorni a settimana, presentando e suonando ben 51 strumenti a corde, fiati e percussioni, in un filo ideale che dal Marocco arrivava alla Cina, con musiche e canti tradizionali del Maghreb, del Mashreq, della Turchia, dell’Afghanistan, del Pakistan, dell’India e della Cina finendo poi, per dimostrare le corrispondenze, con due canzoni del repertorio medievale europeo.

C.: Complimenti, un progetto notevolissimo ma, immagino, tremendamente faticoso da portare avanti!

A. C.: In effetti ho contato che prima di ogni concerto avevo 133 corde da accordare (il Sarod 25, il Rubab Afghano 24, lo Psalterion 32, ecc.) e spesso per i concerti nelle scuole si cambiava di luogo la mattina per il pomeriggio per cui, in quel caso, mi toccava ricominciare due volte.

C.: Quando hai cominciato ad interessarti seriamente alla musica medievale occidentale? In un prossimo articolo, come ho accennato nell’introduzione di questa intervista, mostreremo ai lettori delle bellissime tavole di strumenti e l’articolo che pubblicasti in India, molto tempo fa. Ma ogni cosa a suo tempo, non voglio rovinare la sorpresa ai lettori.

A. C.: Proprio in quello stesso periodo mi sono anche dedicato alla musica medievale europea, un po’ per innato interesse personale e un po’, anche, per ragioni finanziarie, perché nei primi anni ’80 la musica orientale interessava ben poche persone, in Occidente. La musica medievale europea aveva ereditato gli strumenti e le forme poetiche e musicali dal mondo arabo, a seguito dell’egemonia musulmana in Spagna e delle crociate. Ho continuato quindi ad iniziarmi a nuovi strumenti, sopratutto il Saz ed altri strumenti a plettro.

C.: A quando risale il salto che ti ha portato dall’altra parte del mondo?

A. C.: Alla fine del 2004 ho lasciato definitivamente la Francia per istallarmi a Bali, in Indonesia. C’è stata una lunga e varia serie di concerti di musica tradizionale orientale e medio-orientale, d’improvvisazione e di creazione un po’ dappertutto in giro per il mondo, ma sempre con la musica orientale e, in particolare arabofona, come sfondo e sorgente di ispirazione.

C.: Grazie mille!

Per oggi ci fermiamo qui ma, lo ribadisco per i lettori, ci aspettano altri articoli molto interessanti, con materiale unico e altrimenti introvabile. Intanto, ci salutiamo con tre video preziosissimi, estratti dai concerti scolastici tenuti da Louis Soret e Anello Capuano, in Francia, nel 1984

Musical Instruments of the Oriental World – Maghreb, 1984

Musical Instruments of the Oriental World – Middle East, Central Asia, India, 1984

Musical Instruments of the Oriental World – India, China, Medieval Europe, 1984

Buona visione e a presto!

About the author

Cinzia Merletti

Cinzia Merletti è musicista, didatta, saggista. Diplomata in pianoforte, laureata in DAMS, specializzata in Didattica e con un Master in Formazione musicale e dimensioni del contemporaneo. Ha scritto e pubblicato saggi sulla musica nella cultura arabo-islamica e mediterranea, anche con CD allegato, e sulla modalità. Saggi e articoli sono presenti anche su Musicheria.net. Ha all'attivo importanti collaborazioni con musicisti prestigiosi, Associazioni culturali e ONG, enti nazionali e comunali, Conservatorio di Santa Cecilia, per la realizzazione di eventi artistici, progetti formativi ed interculturali tuttora in corso.

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