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Insulto alle religioni: cominciamo noi

Aziz al-Hadj (Elaph – 18/09/2012). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo

Nella galassia di proteste furiose contro un film insignificante, una vignetta di incerta interpretazione, un libro che contiene espressioni suscettibili di essere intese in diversi modi, tra i quali uno insulta l’islam, o contro un prete razzista pazzoide, associazioni e rappresentanti di stati islamici hanno chiesto ai governi occidentali di vietare a suon di leggi l’ “insulto alle religioni”. La moschea di al-Azhar è arrivata persino a chiedere al segretario generale dell’ONU di adottare una risoluzione internazionale in merito.

Nei paesi occidentali le libertà individuali (come quella di espressione, di pensiero, di coscienza o di creatività) sono una conquista di secoli di lotte, sancita dalle rispettive costituzioni e considerata inviolabile. Al punto che quando si tratta di scegliere tra preservare queste libertà e difendere le religioni dai detrattori questi paesi non esitano a sacrificare le seconde sull’altare della prima. L’invasione delle piazze da parte di folle esaltate che invocano la morte per ogni occidentale che osi insultare la religione o il suo profeta è un fenomeno tipico delle società islamiche, mentre in Occidente non esiste affatto. Negli Usa ad esempio, con la scusa dellalibertà di espressione, esistono gruppi razzisti che incitano all’odio contro gli ebrei, una parte dei cristiani e ora contro l’islam. Tuttavia nei loro decenni di vita non sono riusciti a conquistare l’opinione pubblica e le loro idee sono rimaste confinate alla loro ristretta cerchia di adepti.

Come ha scritto Abd al-Rahman al-Rashed sul quotidiano panarabo Al-Sharq al-Awsat, citando Omar, “uccidete l’insulso ignorandolo”. Un discorso che vale sia per i gruppi di fanatici razzisti che esistono (ed esisteranno sempre) in paesi democratici che per il film insulso che in questi giorni accende il furore dei musulmani radicali. Senza le proteste violente esplose in vari paesi islamici infatti questo inno al pessimo gusto sarebbe rimasto avvolto nell’oblio. È un paradosso (o forse frutto di calcolo) che siano proprio i salafiti a garantire fama internazionale a un film che, secondo loro, insulta l’islam.

Come ricorda al-Rashed, le differenze tra le religioni non si possono superare a colpi di leggi, restrizioni alle libertà personali o di espressioni di ostilità. L’unica soluzione è un dialogo responsabile finalizzato alla convivenza e al rispetto reciproco. Quanto alle accuse di “insultare l’islam”, rivolte anche a chi si limita a una satira più o meno caustica, la loro finalità è puramente demagogica. Le campagne violente lanciate contro i paesi occidentali con un simile pretesto hanno come unico obiettivo guadagnare consensi distogliendo l’attenzione dai problemi concreti che ogni governo o movimento politico dovrebbe affrontare. Nel mondo arabo-islamico i sermoni introduttivi delle preghiere collettive del venerdì grondano di dichiarazioni oltraggiose verso le altre religioni, come “Dio, uccidi i figli degli ebrei, figli delle scimmie”. Frasi che nessun movimento dell’islam politico si è mai preoccupato di condannare direttamente, anche se incitano all’odio tra religioni.