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In Libia i giovani alimentano una guerra che non hanno voluto loro

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Le milizie armate sfruttano il bisogno occupazionale dei giovani per arruolarli nelle loro fila e così la situazione libica ha costretto la gioventù a intraprendere una strada pericolosa

Di Ruwaida Rifa͑ i. Al-Arab.co.uk (21/07/2019). Traduzione e sintesi di Alessandro Tonni.

La crisi dei giovani in Libia inizia con le scarse opportunità occupazionali che hanno offerto ai politici e alle milizie armate l’occasione di sfruttare a loro vantaggio il bisogno di una generazione che cerca la possibilità di una prospettiva di vita migliore o il soddisfacimento dei bisogni primari per vivere.

Mohammed, 26 anni (un nome fittizio scelto per evitare di far conoscere il vero nome per obblighi cautelativi), risiede a Misurata, nell’ovest del paese, rivela che il mercato del lavoro alle dipendenze del governo è troppo affollato. Inoltre, la maggior parte dei giovani che vi lavorano sono senza esperienza o attestati di competenza e numericamente sono molti di più di quelli che servirebbero. Mohammed continua dicendo che “ la maggior parte dei giovani che hanno la mia età hanno avviato una attività autonoma o lavorano in società private, se si considera che impieghi nel governo sono un sogno per la maggior parte dei giovani, dato che i posti sono saturi, e poi tali settori occupazionali sono considerati tra i più corrotti del paese e seguono la logica della raccomandazione e del favoritismo. Nella maggior parte dei casi, è questo fattore che completa la fase di una assunzione individuale da parte di un determinato ministero, indipendentemente dal numero di dipendenti esistenti o dalla reale necessità di assumerne altri”.

Il motivo alla base della gran quantità di giovani arruolati nelle milizie armate viene fatto risalire alla prospettiva di guadagni elevati, specie quando queste ottengono ingenti ricavi dalla vendita delle armi. Secondo Mohammed, i giovani sono attratti dalla lusinga di un guadagno facile, poichè le milizie si muovono nella corruzione e controllano il traffico di esseri umani. Le milizie intrattengono estese relazioni con bande della malavita internazionale che tratta con il traffico dei migranti, oltre al commercio della droga e quello delle armi con le nazioni che finanziano il conflitto.

Anche se molti giovani certo non sono al fianco di queste milizie, tuttavia, alcuni tra loro sono fedeli ad esse in virtù di legami di razza, di zona o di tribù. Ma le milizie non sono le uniche che operano per adescare i giovani, dato che svolgono questo ruolo al fianco degli uomini di governo e dei partiti di ogni orientamento, oltre agli uomini d’affari che supportano le milizie.

Accanto all’ideologia, sono i soldi che giocano un ruolo notevole e muovono interessi e visioni. Infatti, esiste un denominatore comune usato da questi soggetti per attirare i giovani, come la possibilità di una borsa di studio all’estero o di un impiego, e questo terreno di azione comune, come dice Mohammed, è una sorta di sodalizio che integra insieme milizie, uomini della politica e partiti. In caso contrario, il giovane troverebbe tutte le porte chiuse o altre opzioni impraticabili, ecco perchè non avrebbe altra strada che quella di accondiscendere alle promesse lusinghiere delle milizie. In generale, questi giovani non sono solo strumenti in mano alle milizie, ma sono la via migliore per introdursi nei territori in maniera benevola e per infiltrarsi nelle loro famiglie e clan, specie quando le milizie assicurano sicurezza e protezione in una situazione contingente di difficoltà di ogni tipo. Perciò, è questa la ragione principale che porta le famiglie a far arruolare i figli nelle milizie come garanzia di difesa in caso di crisi, soprattutto laddove la Libia pullula di bande criminali e delinquenti.

Mohammed continua ammettendo di aver prestato la sua ubbidienza alla protezione di una di queste milizie a Misurata, anche senza aver commesso alcun crimine o illegalità.

Le analisi di ricerca confermano che la guerra in Libia ha provocato un innalzamento della percentuale dei disoccupati nel paese. Il Consiglio Nazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale ha rivelato che la percentuale dei giovani disoccupati libici è arrivata al 41 % nella fascia di età complessiva tra i 19 e i 34 anni. L’indagine rivela anche che circa il 71 % dei giovani pensa che per loro non ci sono buone opportunità disponibili di lavoro in Libia.

Sembra che in Libia ci siano punti di vista diversi da zona a zona sul tema delle difficoltà occupazionali e dei settori disponibili. E infatti, così dice Bashar, 30 anni (altro nome fittizio scelto per evitare di divulgare il nome vero per dovere di cautela), impiegato come maestro a Tripoli: “opportunità occupazionali in Libia esistono, ma ci sono due motivi importanti alla base della riluttanza dei giovani ad un certo numero di impieghi. Il primo, la società libica ha una visione negativa verso le professioni e i mestieri manuali. Perciò, un giovane raggiunge un certo status nella società solo con certe professioni, come medico, ingegnere o avvocato, o altre simili. E questa è una grossa piaga sociale.

Il secondo motivo, secondo Bashar, è il difetto che risiede nella struttura portante delle rendite dell’economia libica che poggia solo sulle entrate del petrolio. È stato questo che ha indotto molti giovani a credere che la migliore garanzia di sostentamento sia un impiego nello stato.

Ruwaida Rifa͑ i è una giornalista siriana. Scrive articoli di attualità sociale e culturale sulla testata Al-Arab.co.uk.

Vai all’originale: https://alarab.co.uk/الشباب-الليبيون-وقود-حرب-لم-يختاروها

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