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In attesa di una stretta di mano tra El Sisi e Erdoğan

el sisi erdogan
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Di Muhammad Salah. Al-Hayat (08/02/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Quanto più si avvicina il vertice dell’Organizzazione di Cooperazione Islamica nella capitale turca, Ankara, in programma il prossimo mese di aprile, tanto più aumentano le aspettative e le domande circa la presenza del presidente egiziano, Abdel Fattah El Sisi, come occasione per superare il clima di tensione tra Il Cairo e Ankara.

Centri politici e popolari appaiono in fermento per il possibile confronto tra El Sisi e il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan – nemico dichiarato del primo – specie dopo aver assistito ad uno sviluppo regionale che interessa se non entrambi i paesi almeno uno dei due, con un accenno, seppur lieve, al miglioramento dei rapporti tra Egitto e Turchia.

Il prossimo vertice non è dunque da intendersi come una qualsiasi conferenza che riunisce un certo numero di personalità sul piano regionale. Il primo tratto distintivo riguarda nello specifico l’Egitto a capo dell’attuale sessione, mentre la Turchia presidierà quella successiva. Alcuni osservatori hanno chiarito che le intenzioni turche mirano ad un miglioramento dei legami tra i due paesi e a spingere il presidente El Sisi verso Ankara, al fine di prender parte al vertice e stringere la mano di Erdoğan. Questo è il quadro roseo presentato da coloro che considerano la politica un semplice “gioco di interessi”, sulla scia di progressi internazionali e circostanze regionali che impongono all’Egitto e alla Turchia di procedere insieme e avviare così una nuova fase di legami, sotto la spinta degli Stati del Golfo.

Altra distinzione fondamentale riguarda l’intenzione propria di El Sisi di restaurare le relazioni estere del paese, in cui vi rientrano anche i rapporti tra Egitto e Turchia, al fine di ridare importanza al paese e permettere al governo di occuparsi di questioni internazionali.

Questo è quanto si aspettano, o perlomeno si augurano, coloro i quali considerano l’incontro tra El Sisi e Erdoğan come occasione per prolungare le alleanze tra i due paesi; ma l’immaginazione è ben lontana dalla realtà. Di fatto, El-Sisi non andrà ad Ankara, non parteciperà al vertice e non si confronterà con il presidente turco; di conseguenza non assisteremo a nessuna stretta di mano. Anzi, gli ambienti ufficiali egiziani sono ora intenti ad alimentare il senso di rabbia popolare per i comportamenti e le posizioni turche. Alla luce delle circostanze attuali e delle posizioni vendicative dei Fratelli Musulmani, l’incontro non avrà alcuna possibilità di riuscita.

Da parte del presidente egiziano vi sono altre ragioni che vanno aldilà di motivi formali e sostanziali e che gli impediscono di partecipare. Prima di tutto, il protocollo permette la presenza di personalità di livello inferiore a quello dei ministri; in secondo luogo, cresce il disappunto della maggioranza degli egiziani verso le evidenti posizioni e gli errori della Turchia; in terzo luogo, i successi raggiunti da El Sisi in politica estera, soprattutto in contesto africano, asiatico, europeo e americano, non consentono di scommettere sulla sua presenza al vertice, in quanto essa gli si ritorcerebbe contro. Infine, le città turche pullulano di rappresentanti dei Fratelli Musulmani e dei loro simboli, evidenti anche in Egitto con associazioni radicali che hanno indetto campagne contro El Sisi e il regime, o contro qualsiasi figura o entità avversa alla Fratellanza e che ne ha permesso l’allontanamento dal potere.

Per concludere, la distinzione tra i due paesi non si riduce esclusivamente ad un contrato politico, o di incompatibilità di interessi e di competizione nella sfera di influenza, ma si tratta di un vero e proprio divario ideologico. Tutti gli egiziani, e in primis il presidente El Sisi, riconoscono Erdoğan come membro attivo della Fratellanza Musulmana, nonché suo diretto dipendente. Solo quando i Fratelli Musulmani cambieranno la loro posizione nei confronti di El Sisi, cambierà anche quella di Erdoğan!

Muhammad Salah è uno scrittore e giornalista egiziano, direttore dell’ufficio di Al-Hayat al Cairo.

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