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L’impossibile ricerca di una patria in Siria, Iraq e Libano

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Di Nasri Sayegh. As-Safir (01/08/2016). Traduzione e sintesi di Antonia Cascone.

La terra è cambiata. Le guerre hanno modificato paesi ed entità, dividendo e disperdendo i popoli, e modificando le vecchie mappe. Le nuove, invece, sono affollate di trincee, gruppi, sette e corpi senza nome. Il Levante non è più la patria unita che era un tempo; questa aspirazione si è più volta infranta, o addirittura autodistrutta. Quale sarà il suo futuro?

Le numerose guerre civili, non esenti da interferenze straniere, hanno prodotto risultati contrastanti. Il pericolo della divisione è incombente. Si temeva che il Libano potesse andare incontro ad una sorta di “ciprizzazione”, con una divisione in più entità, ma lo Stato non si è diviso, riprendendo nel migliore dei modi quella sua “vita condivisa”, mentre l’Accordo di Ta’if sanciva la coesione formale del paese. Ma, in effetti, il Libano non è uno Stato, o almeno, lo è solo in apparenza. La realtà conferma la presenza di entità parallele, ciascuna con la sua componente dottrinale e settaria. I presunti libanesi sono i primi a non esserlo. La loro piccola patria è la loro confessione religiosa, con i suoi confini geografici e politici e le sue ostilità. La frammentazione è la norma.

Anche la lunga guerra civile in Sudan si è conclusa con una divisione, con il Sud che ha poi subito un’ulteriore spaccatura. La Siria, invece, rimane tuttora indivisa, ma in disperato bisogno di vittorie decisive e di sconfitte reali, cosa non ancora accaduta. L’Arabia Saudita, dal canto suo, non si è aperta ad alcun compromesso, rifiutando le soluzioni emerse dai negoziati di Ginevra, in quanto permetterebbero ad Assad di continuare la propria lotta e mietere altre vittime.

L’unica soluzione in Siria, secondo il ministro degli Esteri saudita Jubair, è una guerra globale guidata dall’Arabia Saudita, al fine di rovesciare Bashar al-Assad e imporre una soluzione politica, sul modello di quanto attuato durante la guerra in Bosnia. Ma la situazione è senz’altro diversa. In Bosnia non c’era una guerra civile e internazionale come quella in Siria. Il mondo intero è coinvolto nel conflitto siriano e non ha intenzione di mollare: quale può essere il destino del paese dopo un conflitto così lungo e sanguinoso?

Senza dubbio c’è la possibilità di una divisione. Tuttavia la Siria potrebbe rimanere unita, specialmente dopo l’eliminazione di Daesh (ISIS), che ha costituito un’entità transitoria ai confini delle mappe disegnate da secoli. Oppure potrebbe rimanere formalmente unita, ma divisa tra le entità che hanno contribuito alla sua distruzione (e lo hanno fatto tutte, senza eccezioni), con una soluzione geografica e politica per la minoranza curda.

Anche l’Iraq non è più una patria per gli iracheni. L’entità curda avanza, anche senza essere stata riconosciuta a livello regionale, locale o internazionale, e agisce in quanto ente statale. Ciò che resta della Mesopotamia è diviso e spaccato.

In tutta probabilità, in futuro il Levante sarà un insieme di piccole entità etniche, settarie e religiose, impossibilitate a creare una nazione sola, dopo le guerre in cui così poco spazio ha avuto il nazionalismo, per non parlare dell’arabismo. Alla fine di queste guerre, ci potranno essere enti e Stati, ma sarà difficile per il Levante, dopo tutto ciò che sta accadendo, essere ancora una patria.

Nasri Sayegh è uno scrittore, giornalista e analista politico libanese.

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