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Il vertice di Doha: un punto di svolta nei legami del Golfo

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Di Raghida Dergham. Al-Hayat (04/12/2014). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Il vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) si terrà a Doha, in mezzo a una nuova concezione delle relazioni tra i sei Stati membri del GCC, l’Egitto e l’Iran. Questo sarà il vertice che predisporrà orientamenti politici nuovi, diversi da quelli che avevano accompagnato l’ondata di rivoluzioni. Sarà il vertice che cementerà un nuovo contratto strategico ed un nuovo ordine nel mondo arabo, posto che il summit superi con successo i dubbi che hanno funestato da un lato il rapporto tra Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Bahrain, e dall’altro quello tra Qatar e Oman.

Il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Sheikh Abdullah bin Zayed ha sottolineato gli importanti sviluppi strategici avvenuti quest’anno nelle relazioni tra Arabia Saudita ed Emirati, considerata la loro visione comune circa le relazioni bilaterali e la gestione delle sfide regionali, tra queste la principale è stata sicuramente l’ascesa dei Fratelli Musulmani al potere in Egitto. In questo senso, il supporto dei sauditi e degli Emirati ad Abdel Fattah El Sisi è parte di una strategia che vuole per l’Egitto un ruolo centrale nel nuovo ordine della regione araba.

Le posizioni del Qatar a sostegno dei Fratelli Musulmani in Egitto e l’opposizione ad El Sisi hanno avvelenato i rapporti con l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait e il Bahrain. Anche l’Oman, pur avendo un rapporto atipico con altri Stati membri del CCG, non ha approvato il ruolo del Qatar in Egitto e il suo sostegno ai Fratelli Musulmani.

I sauditi e gli Emirati Arabi Uniti vogliono convincere la giovane leadership del Qatar, rappresentata da Emir Tamim bin Hamad al-Thani, ad aderire al contratto strategico che lancerà il nuovo ordine arabo e il nuovo equilibrio regionale che dovrà bilanciare l’Iran, la Turchia, e Israele. Un equilibrio, però, impossibile senza l’Egitto. Questo, a sua volta, implica che il Qatar, come qualsiasi altro Stato del Golfo, deve smettere di sostenere la Fratellanza musulmana.

Il vertice di Doha sarà quindi un punto di svolta importante nella marcia del Golfo e in quella regionale, durante il quale sarà fatta luce sulla posizione da assumere rispetto all’Egitto, a meno che questi sforzi non vengano resi vani nell’attesa che inizi la sessione.

L’altra virata nelle sfide regionali che saranno affrontate nel corso del vertice di Doha riguarda l’Iran. I dubbi del Golfo per quanto riguarda la capacità dell’Iran di allontanarsi dalla “linea dura” persistono, ma la decisione del Golfo è stata quella di aprire al dialogo e mettere in evidenza l’apprezzamento, il supporto e il sostegno per un Iran moderato.

Il risultato atteso è la stabilità regionale, il che rende i paesi del Golfo sempre più favorevoli ai negoziati nucleari tra l’Iran e i paesi 5 + 1. Qualsiasi interruzione nei colloqui sul nucleare, dal punto di vista del Golfo, andrebbe a favore dell’Iran. Un eventuale collasso dei negoziati, invece, rappresenterebbe un evento spaventoso che potrebbe portare ad un confronto con gli Stati Uniti e ad una galvanizzazione degli iraniani più intransigenti, una prospettiva che i Paesi del Golfo temono immensamente.

Se la Libia, quasi sicuramente, non costituirà una priorità del vertice e la Siria, pur essendo presente, con buone probabilità non dominerà la scena, la Giordania occuperà una posizione di maggiore rilievo. Questo perché preservare Amman è un tassello essenziale della strategia del Golfo. Tra gli argomenti dibattuti ci saranno pure il Libano e la Palestina. Infine, anche la situazione dello Yemen sarà discussa, tuttavia la sensazione generale è che, fin quando Al-Qaeda e gli Houthi si confronteranno in una guerra di logoramento in Yemen, non saranno necessarie misure urgenti.

Raghida Dergham è editorialista e corrispondente diplomatica di Al-Hayat.

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