Algeria Cultura Teatro

Il teatro femminile di Annaba: ridicolizzare l’uomo senza difendere la donna

festival teatro femminile algeria

Di Fayçal Métaoui. El Watan (11/03/2015). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen.

Ma’ssat Saida è la nuova pièce teatrale diretta da Hadjla Khelladi, con testi di Ali Tamart, e messa in scena al teatro regionale Azzedine Medjoubi Annaba di Oum El Bouaghi.

In concorso al 4° Festival Nazionale del Teatro Femminile, lo spettacolo narra le vicende di Karima (Yasmina Feriak) Nacera (Souad Sahraoui), Sabiha (Amina Feriak), Zahra (Nouara berrah) e Souad (Kenza Boussaha), tutte addette alla pulizia in un ospedale, che decidono di ribellarsi al comportamento dispotico di Houria (Ines Boussaid) funzionaria che intrattiene una relazione con il direttore, Betticha (Hicham Guergah), per rafforzare la sua autorità.

Barcamenandosi all’interno delle vicissitudini delle singole protagoniste, la rappresentazione centra il suo punto focale sul fatto che al di là dei loro piccoli conflitti e delle rivalità, le sei donne ad un certo punto si coalizzeranno per dare una lezione al direttore che fa loro dello stalking. Con uno stratagemma infatti, le donne riusciranno ad intrappolare lo stalker, rinchiudendolo in un armadio per umiliarlo.

È questo il modo più semplice ed efficace per sbarazzarsi di quello che appare come uno dei principali ostacoli per l’emancipazione della donna? Hadjla Khelladi sembra suggerire una modalità poco convincente. All’interno dello spettacolo, la presa di posizione in favore delle donne è evidente, ma ciò che appare altrettanto evidente è che lo spettacolo, scadendo quasi in un gioco burlesque, appare totalmente svuotato di significato.

Essendo stata accusata di aver calcato un po’ troppo la mano, mettendo sul palco attrici che hanno usato il loro corpo con coraggio, abusando della gestualità e dell’innalzamento del tono di voce, Hadjla Khelladi si è giustificata sostenendo: “Anche a casa, nelle nostre famiglie si alza la voce! Perché accettare questo a casa, ma non sul palco?”.

Come ci si poteva aspettare, la rappresentazione è stata poi attaccata da una certa corrente moralista che non ha visto di buon occhio la fine che gli sceneggiatori hanno fatto fare al direttore/stalker. Ho avuto il coraggio di mettere su uno spettacolo per rompere i tabù. Il teatro non è solo una questione di fare i soldi. Il teatro è catarsi. Ho inviato messaggi al pubblico, per sollecitarlo a cambiare, per dirgli di svegliarsi”.

Nel dibattito che ha seguito la performance, Hadjla Khelladi si è assunta la responsabilità di aver messo in piedi l’intera sceneggiatura. “Perché rinchiudere l’uomo in un armadio? Perché c’è in giro un sacco di machismo e le donne non sono degli oggetti”. Replicando così con un linguaggio che lascia trasparire quasi un sentimento di vendetta, Hadjla Khelladi ha cercato poi di difendere la sua prima messa in scena giustificando le défaillances presenti con la scusante della mancanza di tempo per la preparazione dello spettacolo e per le prove. Un’argomentazione piuttosto debole.

Fayçal Métaoui è un giornalista e blogger algerino.

Vai all’originale