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Il partito salafi al-Islah tiene il suo primo congresso pubblico

Il paritto salafi, al-Islah, ha tenuto oggi la sua prima riunione, dopo aver ricevuto il placet che l’ha regolarizzato. I partecipanti hanno rivendicato che la Shari‘a è sì un sistema di valori ma è soprattutto un sistema politico, oltre al fatto che l’Islam è una religione eterna cioè applicabile in ogni tempo e luogo.

Il tema dell’incontro, tenuto al Qasr al-Mu’tamarat, è stato: “la rivelazione è la nostra vita, la riforma la nostra scelta”. Era presente il leader del movimento al-Nahda, Rashid al-Ghannushi, oltre che esponenti di molteplici categorie professionali, politici e altre personalità. Il dirigente del partito salafi, Muhammad Khuja, ha sottolineato la non-distinzione islamica della sfera pubblica da quella privata, della società civile dallo Stato. Piuttosto, come ricordato, la legge rivelata delinea un ideale politico ben preciso, al quale si può dare il nome di Califfato.

Eccolo il nodo di gordio. La Shari‘a è o no un sistema costituzionale ben preciso? Uno dei membri di spicco del partito ha affermato che la democrazia, conferendo sovranità al popolo, può derogare a quanto rientra sotto la rubrica di “halal” e quindi deve essere scartata. Ciò rileva anche sotto il profilo del principio di cittadinanza, istituto al quale ogni Costituzione propriamente detta associa un set di diritti e doveri, tra i quali i diritti politici. Nel sistema islamico, basato su un principio religioso e non nazionale, soltanto i musulmani hanno diritto a governare la comunità. Il sistema islamico, secondo questa prospettiva, è cioè dichiaratamente discriminatorio.

Anche sul piano dell’educazione e su quello dell’economia, le proposte principali hanno avuto come oggetto l’Islam: islamizzare ambedue gli ambiti e la società intera. Tornare al vecchio detto “l’Islam è la soluzione” insomma. Sperando che funzioni.

La presenza di al-Ghannushi è un dato importante e sul quale riflettere che giunge a conferma di quella strategia di integrazione messa a punto da al-Nahda. Questo movimento non cerca lo scontro e quando si tratta di atti illeciti, come nel caso dell’aggressione alla mostra della Marsa di qualche settimane fa, semplicemente devolve il problema alla legge, al codice penale, alle autorità. Quanto al dialogo politico, la tecnica è quella di puntare sulla superiorità numerica per conquistare i cuori e le menti di quanti si attestano su posizioni rigoriste, cercando di attrarli a sé.

I salafi di al-Islah dal canto loro hanno dichiarato che non impiegheranno affatto la forza su tematiche come la compravendita di alcolici o l’abbigliamento delle donne ma saranno pronti a usare le maniere forti in caso di affronto ai simboli islamici. Questo raggruppamento si era formato nel maggio scorso, quando le autorità tunisine avevano dato il via libera registrandolo come il 118° partito legale.

Mentre i rapporti tra le diverse parti della nebulosa islamica in Tunisia sono ormai abbastanza chiari, cioè basati su una entente cordiale, resta da scoprire cosa accadrà in caso di disaccordo su questioni rilevanti per l’ordinamento pubblico, specie se la galassia più radicale avrà saputo impiegare, come ha affermato, la “persuasione” quale strumento di cooptazione.

 

 

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