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Il nuovo isolamento politico della Libia

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Di Ali Ibrahim. Asharq al-Auwsat (08/05/2013). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. L’isolamento politico non è nulla di nuovo per il mondo arabo. Ci sono stati casi nei quali è stato imposto a figure affiliate con il vecchio regime, come negli anni ’50 e ’60. Tuttavia, oggi è abbastanza chiaro che non c’è nessun motivo reale per isolare politicamente dozzine di queste figure, dal momento che una simile mossa è in gran parte basata sulla vendetta e su ragioni personali. Queste politiche faranno più male che bene.

Il cambiamento politico, che sia in termini di regime, leadership o ideologia, sfocia inesorabilmente nella nascita di poteri rivali. Per poter assicurare la loro guida contro i predecessori e le forze rivali, i nuovi regimi devono essere sicuri di beneficiare dell’esperienza passata. Questi nuovi leader devono quindi assicurarsi di poter imparare dalla storia e di non ripetere gli stessi errori.

La Libia ha appena fatto passare una nuova legge di isolamento politico: si presume che questa legge vada a colpire coloro che collaboravano con il vecchio regime. In generale, la nuova legge sembra giusta: nessuno può giustificare le pratiche del regime Gheddafi, il quale aveva sostituito le istituzioni statali con uno strano culto attorno alla sua personalità, al punto che diverse divisioni dell’esercito libico portavano il nome dei figli del leader. Per non parlare poi dei crimini commessi dal regime nel corso della lotta al mantenimento del potere durante la rivoluzione in Libia, che ha prodotto decina di migliaia di morti quando si è trasformato in uno scontro armato con i ribelli.

Comunque, questa nuova legge ha creato problemi che devono ancora essere affrontati, specialmente dal momento che in Libia un certo numero di ministri e di membri del parlamento si scoprono destinatari della legge di isolamento politico, che mira a vietare alle figure del vecchio regime di occupare posizioni all’interno del governo per un massimo di 10 anni. Potrebbero essere esclusi anche il primo ministro ed il portavoce del parlamento.

La Libia non costituisce un caso unico: in Egitto, per esempio, sono state prese delle misure simili contro i membri del Partito Nazionale Democratico di Mubarak; una tendenza simile è stata riscontrata anche in Tunisia. Lo Yemen, invece, grazie al piano di transizione politica, rimane un’eccezione.

È comprensibile che ogni governo, per potersi proteggere, possa ricorrere all’isolamento politico di alcune figure considerate come una minaccia. Ad ogni modo, il processo di isolamento deve essere effettuato con un certo grado di accuratezza e giustizia, essendo applicato solo a coloro che hanno commesso crimini e violazioni – specialmente se il nuovo governo non ha esperienza ed ha bisogno di gente capace a gestire gli affari dello Stato.

In ogni caso, è meglio perseguire legalmente queste figure politiche, piuttosto che emanare una legge ex post facto che li bandisca dal servire il governo. Questo soprattutto perché con il crescere del numero di coloro che vengono isolati, non può garantirsi la stabilità, elemento chiave per il nuovo regime al fine di mantenere la sua presa sul potere.

L’isolamento politico è un’eccezione che può essere applicata solo durante tempi straordinari. L’impatto più significativo di questa legge è che allontana gli investitori, che andranno in cerca di un posto sicuro. Questo è già successo in passato, e sta succedendo ancora.

 

http://www.aawsat.net/2013/05/article55301043