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Il Libano partecipa al conflitto regionale senza curarsi della sicurezza

Libano

Di Denise Atallah Haddad. As-Safir (09/01/2016). Traduzione e sintesi di Federico Seibusi.

Il timore che il conflitto teso fra Arabia Saudita e Iran abbia ripercussioni si riflette sul Libano: il paese infatti vive da più di dieci anni in uno stato ambiguo di guerra e pace ed attende con ansia il trionfo di una delle due. La terra ne è scossa e con essa tutte le personalità politiche.

Alcuni politici hanno manifestato il timore che le cose possano sfuggire di mano e hanno innalzato il livello di sicurezza sul paese. Non si sono vergognati di annunciare la loro incapacità e rassegnazione anche prima che tentassero di fortificare e curare il paese. Hanno convertito il conflitto regionale in una questione locale che è al centro della vita di tutti giorni, è rappresentato dalla questione delle relazioni fra Iran e Arabia Saudita e si aggiunge al panico giornaliero per l’epidemia causata dai rifiuti.

I libanesi conoscono bene l’effetto degli sviluppi regionali e internazionali sul loro paese, per questo alcuni sono intimoriti dalla rassegnazione assoluta  verso gli accordi e le dispute regionali. Un vescovo maronita ha affermato che è come se nessuna autorità e nessuno stato o istituzione protegga il paese e lo rafforzi. Il vescovo che crede nella coesistenza e ne è missionario e protettore, ha espresso parole di intensa gravità riguardo gli atteggiamenti dei musulmani sciiti e sunniti relativi agli sviluppi che interessano la regione.

Secondo la sua opinione, sembra che i musulmani libanesi diano l’impressione di sottovalutare il paese, i suoi confini, la sua presenza e il ruolo nella regione e danno la precedenza a questioni proveniente da fuori della nazione. Per questo motivo gli sciiti si uniscono al progetto iraniano e i sunniti a quello saudita; mentre il Libano, inteso come progetto di un paese, come aspirazione del popolo e diritto di uno Stato che persegue i propri interessi, sembra che passi in secondo piano.

Il vescovo si meraviglia che qualsiasi logica che richiami l’allerta al fanatismo e che smuova gli animi e la paura della caduta della struttura statale provenga dalla decisione di un altro paese. Il Libano ha già abbastanza tensioni e non c’è bisogno che si getti altra benzina sul fuoco delle dispute. Non ci sarebbe alcun cambiamento nei fatti e negli sviluppi nel mondo anche se un partito libanese fosse dalla parte iraniana o saudita.

Inoltre, aggiunge stizzito che i leader politici libanesi devono avere il timore che il paese possa crollare a causa del caos provocato da una guerra sul cui sfondo si riflettono le dispute regionali. Questi leader non sanno che le loro parole sono da condannare: in particolare la negligenza nella protezione del paese, la sua pace civile, la restaurazione dello stato e delle sue istituzioni, cominciando dalla presidenza della Repubblica.

Il  vescovo ha espresso il timore che i politici, specialmente musulmani, promuovano gradualmente le guerre di altri nel paese. Allo stesso tempo, non assolve i politici cristiani dalle loro gravi responsabilità riguardanti l’indebolimento dello stato e la pigrizia nel compiere i loro doveri, in quanto osserva la loro leggerezza sull’intervento libanese nelle guerre regionali, che potrebbero espandersi sul territorio. Il Libano è abituato a sostituirsi nei conflitti di altri e perciò ne paga il prezzo.

Nonostante questo vescovo sia preoccupato e intimorito dalle guerre e dai tumulti che si traducono sul territorio libanese, un politico non condivide questa lettura: è convinto che il paese goda di un limite accettabile di immunità e di sicurezza, che gli permette di dire che lo scoppio di una qualsiasi rivolta non è facile come alcuni credono. Egli inoltre afferma che gli organi di sicurezza sono in allerta, presenti e combattono su tutti i fronti, all’interno del paese e dei suoi confini. Questo è un punto che non si può sottovalutare, malgrado l’importanza della classe politica sia necessaria nel mantenimento della stabilità.

Infine, il politico sottolinea che, a livello pratico, nessun partito ha il desiderio e la capacità di rischiare la sicurezza del paese. Tutti sono certi che è un fallimento far parte di questo tipo di dispute poiché aumenteranno solo la divisione e l’indebolimento del paese, portando all’eliminazione di ciò che resta dell’inviolabilità nazionale.

Denise Atallah Haddad è una giornalista libanese del giornale panarabo As-Safir.

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