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“Il grande futuro” di Giuseppe Catozzella

giuseppe catozzella
giuseppe catozzella

catozzella il grande futuroSi può sfuggire al proprio destino? Si può scappare di fronte alla vita che abbiamo impressa nel cuore? Sono gli interrogativi che accompagnano Alì/Amal, il protagonista de “Il grande futuro”, il nuovo romanzo di Giuseppe Catozzella, edito da Feltrinelli.

Siamo di fronte ad un’opera che imbriglia il lettore, lo lega all’evolversi della storia, lo spinge ad amare e poi a odiare e poi di nuovo ad amare il protagonista principale, inseguendolo nella sua complessa parabola esistenziale.

In realtà è come leggere tre libri, ciascuno con una propria specificità narrativa, ma naturalmente uniti: c’è il primo libro nel quale seguiamo le vicende di Alì bambino che, a causa di una esplosione, subisce un trapianto di cuore che gli segnerà l’esistenza per sempre. Quel cuore estraneo che batte nel suo petto, che gli fiacca il respiro e che, sebbene abbia comportato anche il cambio di nome in Amal (che in arabo significa speranza), viene percepito dal protagonista come l’origine di tutti i suoi mali e della sua vita umiliata e segnata dalla condizione di servo, di ultimo fra gli ultimi. Brilla in questa fase della vita di Alì/Amal la sincera amicizia con Ahmed, ragazzino come lui, ma figlio del padrone. Una amicizia che sarà segnata da giuramenti di fedeltà e da tradimenti.

C’è poi il secondo libro nel quale Amal, che ha ormai abbandonato definitivamente la veste di Alì, lascia la propria casa, il villaggio e la madre, a sua volta abbandonata dal padre, per dedicarsi completamente alla preghiera, alla vita ascetica e meditativa. La sua nuova casa è la Grande Moschea in pieno deserto. Qui Amal riesce ad annientare tutti i suoi istinti terreni e con grande sacrificio e abnegazione raggiunge i più alti livelli della gerarchia islamica. In questa fase della sua vita Amal comprende l’alto significato delle parole jihad, inteso come sforzo supremo del fedele che tende alla perfezione, e di shari’a, come cammino del fedele che porta alla fonte della purezza e della perfezione.

Infine c’è il terzo libro, quello nel quale il protagonista compie la scelta drammatica di unirsi ai ribelli nella guerra santa contro gli infedeli. Quel jihad che nella Grande Moschea rappresentava uno sforzo spirituale verso la verità, viene ora vissuto da Amal e dagli altri come l’unica via di salvezza e predominio da parte della loro fede nei confronti dei kafir. La tensione narrativa si fa fortissima e le descrizioni della preparazione alla guerra e delle battaglie catapultano il lettore nella feroce arena che ormai quotidianamente abbiamo sotto gli occhi.

Così come particolarmente agghiacciante è la descrizione della preparazione al martirio da parte di un giovanissimo guerriero, la dettagliata rappresentazione della sua vestizione, dai rituali di lavaggio al momento di indossare la corazza esplosiva.

Solo quando il viaggio della vita avrà portato Amal a toccare davvero l’apice della ferocia umana, confrontandosi duramente anche con i fantasmi del suo passato e della sua intera esistenza, allora potrà riprendere fiato, tornare a respirare e iniziare un nuovo cammino, quello che porta al futuro.

Un romanzo coraggioso, che pone il lettore occidentale di fronte alle scelte estreme di quelli che oggi sono i nostri nuovi nemici, quei terroristi che non esitano a farsi saltare in aria in nome della fede e dell’appartenenza ad una comunità (la c.d. “Ummah”). L’autore ha voluto confrontarsi con questo nemico, ha voluto guardarlo negli occhi, ha voluto conoscerlo e descriverne i più profondi recessi dell’anima, quelli dai quali scaturisce e si nutre tutto l’odio che poi viene riversato nei colpi di kalashnikov o nelle bombe umane. Un nemico con il quale, volenti o no, dobbiamo fare i conti.