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Il conflitto siriano e le ripercussioni in Europa

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Di Amal Abdelaziz al-Hazani. Asharq al-Awsat (15/09/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Il rifiuto di accoglienza dei rifugiati voluto da Paesi quali l’Ungheria, la Polonia, la Slovacchia e la Repubblica Ceca hanno diviso l’Europa, macchiando l’immagine democratica del continente stesso.

Infatti, nel momento in cui si viene meno ai propri obblighi internazionali discriminando coloro che scappano da guerre, persecuzioni o povertà in base al credo religioso o al Paese di origine, si cade vittima di un razzismo vergognoso che ripropone l’immagine di un’Europa divisa tra quella dell’Est, ancora influenzata dal pensiero comunista, e quella occidentale, civilizzata, che mantiene un alto valore umano.

Malgrado la minoranza musulmana sia componente essenziale dell’Europa orientale, con le dovute differenze da Paese a Paese, da più di 400 anni, rimane una certa ripugnanza nei suoi confronti, che contrasta la varietà religiosa e linguistica che caratterizza la regione intera.

Al contrario di quanto avviene, ad esempio, in Austria. Qui, il Paese basa la sua espansione demografica proprio sulla componente straniera dopo il periodo della cosiddetta “peste bianca” corrispondente ad una riduzione del tasso di natalità. Seguendo il modello tedesco, l’Austria ha accolto il 40% di rifugiati siriani, di cui il 12% è caratterizzato da donne incinte. Le politiche locali mirano all’omogeneizzazione e all’eguaglianza preservando la società da azioni estremiste.

La Germania ha avuto un ruolo leader nell’accoglienza dei rifugiati. Infatti, la Cancelliera Angela Merkel è stata in grado di trattare il fenomeno con intelligenza e con un forte pragmatismo, rafforzando l’immagine del Paese da un punto di vista morale, nonché economico e politico.

Tale scenario ha fatto luce sulle contraddizioni mediatiche, volte ad applaudire la posizione della Germania, Francia e Gran Bretagna contro il regno saudita. Ne deriva il comunicato del ministero degli Esteri saudita circa l’accoglienza predisposta dal regno nei confronti di siriani, yemeniti e palestinesi. A tal fine, è stato reso noto che il regno ha ospitato circa due milioni e mezzo di siriani, oltre agli aiuti finanziari e logistici rivolti agli accampamenti in Libano e Giordania, nonché il sostegno umanitario a palestinesi e yemeniti, obbedendo a quegli obblighi internazionali e rispettando gli ideali di democrazia, valori fondanti l’Europa civilizzata.

Ne deriva una tale superbia volta ad ingannare e fuorviare le menti, che permette al presidente Assad di godere del proprio successo, costringendo il suo popolo alla fuga e all’elemosina, abbandonati anche dai sedicenti amici tra cui, la Russia, la Cina e l’Iran. Qui, l’accoglienza è stata limitata a solo cento famiglie afghane e irachene, con l’invio dei propri figli a combattere in Siria al fianco di Assad in cambio di sopravvivenza e stabilità.

È proprio in guerra che si scoprono gli amici e i nemici, e ciò che resta di più vero è il racconto degli afflitti.

Amal Abdelaziz al-Hazani è uno scrittore saudita.

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