Zoom

Perché Obama non poteva scegliere alleati peggiori

Di Rami G. Khouri. The World Post (11/09/2014). Sintesi di Giusy Regina.

1410776888_151293_1410796701_noticia_normalL’audace mossa del presidente Obama di mettersi alla guida di una coalizione internazionale di stati contro il pericolo di Daish (conosciuto in occidente come ISIS) combinando mezzi sia politici che militari sembrerebbe una scelta sensata in linea di principio. L’unione tra potere militare straniero e stati arabi è stata però la precisa combinazione di forze che portò negli anni 80 alla nascita di al-Qaeda e, di conseguenza, dei suoi derivati attuali, come Daish per l’appunto..

Gli USA e i suoi partner, occidentali e arabi, si trovano dunque ad affrontare due dilemmi profondi che non trovano risposta. Innanzitutto questa coalizione di forze, pur riuscendo a contenere e sconfiggere il pericolo Daish nell’immediato e in tempi brevi, a lungo termine porterà nuovamente alla formazione di gruppi di militanti e terroristi ancora più pericolosi e più largamente diffusi. È la storia più recente ad insegnarcelo. In secondo luogo, non c’è un modo semplice e a breve termine per contenere la minaccia di Daish prima che si diffonda ulteriormente e che provochi ancora più danni. Sembra dunque che non ci sia alternativa se non ripercorrere i metodi alquanto discutibili adottai negli ultimi 20 anni contro al-Qaeda e simili.

La debolezza maggiore della coalizione di Obama è rappresentata proprio dagli stati arabi autocratici, che presentano vari tratti in comune:

– sono riluttanti ad usare i loro formidabili arsenali armati nella lotta contro Daish, sia per paura dal punto di vista politico che per debolezza tecnica

– devono affrontare pesanti problemi con un’opinione pubblica dubbiosa circa questa partnership con l’America

– il maltrattamento di alcuni prigionieri nelle loro carceri ha incubato la nascita di al-Qaeda negli anni 80

– la loro cattiva gestione dello sviluppo sociale, economico e politico negli ultimi 40 anni ha dato un forte contributo allo sviluppo dell’islamismo e dell’emigrazione a partire dagli anni 70, alla nascita di milizie militari, gruppi tribali e bande criminali come nuovi e potenti attori all’interno della società.

La costruzione di uno stato a lungo termine è dunque l’unica strada realmente percorribile. I problemi descritti sopra hanno distrutto il mondo arabo e non possono essere quindi una soluzione. C’è solo un antidoto a lungo termine per i pericoli attuali, ovvero un lento processo di costruzione di uno stato in modo più coerente, il che significa partecipativo, equo e sostenibile. Tutti i tentativi europei e americani di raggiungere questo nobile obiettivo in Afghanistan, Iraq, Yemen, Libia, Egitto e altri paesi ancora è fallito, poiché i cittadini in prima persona non sono mai stati coinvolti.

Ritornando a Daish, può essere eliminato davvero solo da forze locali, al massimo con qualche assistenza tattica proveniente dall’estero, presupponendo che i governi arabi rispettino i loro popoli invece di umiliarli.

Questa sì che sarebbe una coalizione efficace.

Link all’originale