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I mercati e le economie del Golfo si adeguano all’escalation del conflitto in Yemen

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Al-Quds al-Arabi (26/03/2015). Traduzione e sintesi di Valentina Pelosi.

Le economie e i mercati dei ricchi Paesi del Golfo esportatori di petrolio non hanno mostrato ripercussioni quando lo scorso anno è avvenuta l’invasione da parte di militanti islamici di aree confinanti dell’Iraq ed è probabile che questi Paesi superino la fase di escalation del conflitto in Yemen senza pesanti conseguenze.

È probabile, tuttavia, che la guerra vada a minare la fiducia degli investitori internazionali in tutta la regione del Golfo. Ciò ha dato forma ad una sfida a livello locale riguardo la sicurezza in Arabia Saudita e ha dissolto i benefici economici attesi per Dubai e Oman riguardo un possibile riavvicinamento con l’Iran qualora Teheran avesse stipulato un accordo internazionale per porre fine alla tensione per il suo programma nucleare.

Di conseguenza, i mercati azionari nei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) hanno subito un calo dopodiché le perdite si sono contratte. Tuttavia gli altri indicatori del mercato non sono stati influenzati. I gestori dei fondi e gli analisti sostengono che ciò è dovuto al fatto che i Paesi del GCC hanno dimostrato negli ultimi anni la capacità di proteggere le loro economie dalle minacce geopolitiche, come i disordini in Iraq e le rivolte della primavera araba nel 2011.

Sergej Dirghachev, manager e gestore del debito per i mercati emergenti presso “Union Investment” in Germania – la quale gestisce il debito dei mercati emergenti per un valore di 10 miliardi di euro – sostiene che non si sarebbe aspettato che il conflitto in Yemen portasse ad una nuova valutazione degli investimenti su larga scala nei Paesi del GCC. Salim Khokhan, che gestisce un patrimonio di 3 miliardi di dollari come responsabile delle azioni presso l’Abu Dhabi National Bank, ha affermato che il conflitto in Yemen costituisce un problema politico, ma non avrebbe effetti rilevanti sulle economie della regione.

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