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Hezbollah e la gara contro gli Stati Uniti in Libano, tra caos e sanzioni

Il partito sciita libanese, salito a capo delle proteste popolari a Beirut e Tripoli, vuole battere gli americani sul tempo per prendere il controllo di un Paese sull’orlo del caos

di Mounir al-Rabih, Al Modon, (15/06/2020). Traduzione e sintesi di Laura Cecchin

Venerdì scorso il Libano è entrato in una nuova fase. Per il momento, dobbiamo dimenticare dimostrazioni come quelle del 17 ottobre. Nelle strade cambierà tutto. La rivoluzione e ogni equilibrio rimasto saranno sovvertiti. Il primo ministro ha parlato del suo fallito tentativo di cambiamento ed è caduto nella trappola delle sue stesse contraddizioni. Ha parlato a nome del 17 ottobre, appropriandosene indebitamente, mentre coloro che hanno voltato la faccia al movimento sono gli stessi che lo hanno portato al governo e che gli hanno garantito il supporto.

Gli incendi con cui i dimostranti sono passati dal volere la caduta del governo al volere la caduta del governatore della Banca del Libano, gli atti di distruzione di cui Beirut e persino Tripoli sono state spettatrici: è questo il sovvertimento della rivoluzione.

Nessuno usa più i guanti, specialmente Hezbollah, per come si comporta e quello che fa. Gli eventi di sabato 6 giugno e delle serate di giovedì e venerdì hanno spinto il partito di Dio ad appropriarsi del terreno e del movimento e a mettersi alla guida delle dimostrazioni. Hezbollah ha detto a tutti di essere padrone del governo e della lotta, di avere il potere e le strade in mano. E, ha aggiunto, sarà il solo ed unico coinvolto nei negoziati. Con ciò intende dire che sarebbe in grado di prendere le redini del caos generale anticipando gli americani.

La partita si gioca non solo a Beirut, ma anche a Tripoli. I tentativi di sollevare i civili contro l’esercito mirano a ridipingere la capitale del Libano come la capitale degli estremisti e dei vandali. Così infatti è arrivata la condanna dei movimenti popolari avviati il 17 giugno.

Per una mossa del genere c’è una sola spiegazione: il partito agisce per sottrarre la palla agli americani e per arrivare al momento dei negoziati con tutte le carte in mano. O, forse, per arrivarci prima. Fintanto che sono impegnati in Iran, gli Stati Uniti non hanno fretta. Da parte di Washington, la pressione è continua e aumenterà necessariamente fino alle elezioni presidenziali.

È certo che l’America eserciterà pressioni sempre più forti. Queste hanno già spinto il Presidente della Repubblica, Michel Aoun, e il Primo Ministro a fare dei passi indietro in campo politico; Hezbollah, invece, ha opposto resistenza, prendendo decisioni in contrasto con Washington. Diab non farà la sua visita in Siria. Allo stesso modo, Bassil e Aoun non potranno più avanzare la pretesa di aprirsi al regime siriano e di normalizzare le relazioni politiche con esso. Gli Stati Uniti avvertono il Libano che qualsiasi relazione ufficiale con il regime siriano va impedita, perché comporterebbe sanzioni a livello istituzionale e amministrativo. Il messaggio dimostra, tra l’altro, che alcuni ministeri libanesi continuano a collaborare con quelli siriani. E questo deve finire.

Secondo i dati ad oggi disponibili, il Libano si troverà ad affrontare una fase di caos. La strada della negoziazione è ancora lunga e la pressione esterna aumenterà. Le riserve della Banca del Libano si ridurranno, cosa che aggraverà la crisi finanziaria e le condizioni di vita e metterà le basi per una maggiore depressione. Alcuni dati indicano che gli Americani vogliono accelerare le sanzioni per i responsabili, gli individui e i proprietari delle compagnie libanesi, il che complicherà ulteriormente la situazione.

Gli occhi sono puntati sulle giornate di lunedì e martedì, quando il governatore della Banca centrale avrà il compito di lavorare all’immissione e al deprezzamento del dollaro nel mercato. Tuttavia, se questi sforzi non avranno successo, ci saranno nuove pressioni e Salamé potrebbe essere spinto alle dimissioni. Tutti sanno che né Salamé né nessun altro possono fissare il prezzo del dollaro e fermare la depressione.

Ciò significa che il Libano si troverà ad affrontare una nuova situazione di caos. E nel caos c’è da aspettarsi la reazione americana, che sarà ancora più vigorosa.

Munir al-Rabih è un giornalista libanese

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