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“Hek Lili Nifi”: la parodia che fa ballare il Marocco (video)

(Le Monde). Ali Melouk è il regista del video che sta facendo ballare tutto il Marocco. Ha iniziato i suoi studi a Casablanca per poi proseguirli al Conservatorio di cinema francese a Parigi. Oggi dirige la sua società di produzione ed è a capo di un gruppo di professionisti del settore audiovisivo di nome Barbapappa, che è composto da una quarantina di persone.

Hek Lili Nifi (“grattami il naso”) è una parodia di Shekini, successo del duo nigeriano P-Square. Dal suo lancio alla fine di gennaio 2015, il video parodia ha fatto più di 9 milioni di visualizzazioni. Ali Melouk accoglie questo successo ed è orgoglioso di aver trasmesso i valori della pace e di impegno contro il razzismo. “In una settimana, abbiamo scritto la canzone, registrato musica, girato e montato il video” ha detto Melouk. 

Ma di cosa parla Hek Lili Nifi?

Le parole della nostra musica non significano nulla. L’obiettivo è soprattutto quello di far ballare tutti. Prima di creare questa musica, abbiamo fatto uno studio sulla psicologia. È un modo per dire che non siamo razzisti: nel video ci sono piccoli, grandi, berberi, occidentali. Chiunque lo guarda vi si riconosce”.

Il problema del razzismo in Marocco è così profondo?

“Dietro l’aspetto umoristico della nostra musica, il messaggio che vogliamo trasmettere è che i valori umani sono quelli che contano davvero. L’essere umano viene prima di tutto. Per noi, nessuno dovrebbe avere paura di nessuno. In Marocco c’è razzismo contro i neri, ma anche tra i marocchini stessi. Da città a città, c’è una sorta di competizione tra le persone. Tuttavia, il Marocco è un paese bellissimo e anche quando le tasche sono vuote, si può ancora essere felici. Quello che chiediamo alla gente è di essere aperta al mondo.

Il successo ha attirato nuovi produttori?

Il successo del video è stato completamente inaspettato. La nostra partecipazione al Rachid Show (un famoso show in Marocco, ndr), ci ha permesso di raggiungere un nuovo pubblico. Siamo stati contattati da molti grandi produzioni, con richieste di collaborazioni anche in radio. La cosa migliore da fare per noi è di non farci prendere dal panico soprattutto perché non vogliamo essere ridotti a un prodotto essenzialmente commerciale. Possiamo lavorare con altri, ma solo nella misura in cui queste persone accettano le nostre condizioni. Vogliamo avere il controllo della nostra immagine e non essere solo uno strumento.

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