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Hamas al servizio di Israele

Elaph, 23/05/2012, traduzione di Cristina Gulfi

È sotto gli occhi di tutti la calma che negli ultimi mesi regna tra la Striscia di Gaza e Israele. Il governo di Hamas ha costituito un’ unità speciale con la funzione di proteggere il confine. Anni fa lo stesso Hamas accusava l’Autorità palestinese di collaborare con l’occupazione israeliana e di essere addirittura al suo servizio. Ed ecco che ora fa lo stesso, forse anche in modo più rigoroso. Ma Hamas non ha tradito la causa palestinese, come non ha fatto l’Autorità palestinese né al-Fath. La vera tragedia palestinese è che finora non ci sono stati leader responsabili e audaci, in grado di cogliere l’essenza della questione e che sappiano come affrontarla.

La stragrande maggioranza dei palestinesi nei territori occupati crede che l’Autorità palestinese, frutto degli accordi di Oslo, abbia portato con sé tutta la corruzione dei regimi autoritari del mondo arabo in quella terra in cui il popolo si sollevò durante la cosiddetta primavera araba. A questo proposito, si è parlato molto deii casi di corruzione dei vertici palestinesi e dei furti di fondi destinati ai palestinesi. Tuttavia, non si sa nulla dell’esito di questi fatti né se il denaro rubato è stato restituito.

Perché si dice che il governo di Hamas è al servizio di Israele? La risposta è semplice. Quando Sharon decide di smantellare gli insediamenti e di ritirarsi da Gaza, non è solo perché Israele non riesce a sostenere i costi dell’occupazione. Non a caso, infatti, Sharon dispone il ritiro senza l’Autorità palestinese, che risulta indebolita, e il movimento di Hamas conquista Gaza. In questo modo la continuità politica e geografica dello stato palestinese viene meno e Israele ha la strada spianata per intensificare gli insediamenti a Gerusalemme e in Cisgiordania. È questo il regalo più gradito che la frammentata politica palestinese possa fare ad Israele.

In passato, forse i palestinesi credevano che la loro causa fosse la più importante per il mondo arabo. In realtà i regimi autoritari e corrotti non hanno fatto altro che sfruttare il nome Palestina e la causa di questo popolo per restare al potere mentre i leader palestinesi hanno solo seguito l’esempio. Oggi i paesi arabi sono presi dai loro problemi interni e il resto del mondo ha altre priorità, come la questione nucleare iraniana. Ma non si può non tenere in conto che negli anni a venire le giovani generazioni arabe, figlie della globalizzazione, non si accontenteranno più degli slogan tradizionali – la grande nazione, il messaggio eterno – che hanno permesso ai loro regimi di governare troppo a lungo. Un lavoro, una vita dignitosa, libertà di espressione, scienza, arte: ecco cosa vogliono.

In sintesi, Hamas a Gaza e al-Fath a Ramallah hanno trasformato la questione palestinese in una farsa agli occhi del mondo. Ora come ora, nessuno parla a nome della Palestina. E così Israele viene favorito. È giunto il momento che il popolo palestinese dica basta a questi presunti leader perché sono un ulteriore peso sulle loro spalle. Non è forse così?