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Haftar e i suoi affiliati : dalla profanazione delle tombe alle esecuzioni pubbliche

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Le ultime notizie mostrano un’immagine dei seguaci di Haftar molto simile a quella delle organizzazioni terroristiche che affermano di combattere e li mettono in una posizione delicata per i futuri negoziati

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (22/03/2017). Traduzione e sintesi di Antonia M. Cascone.

A due giorni dall’apparizione del comandante Mahmoud al-Warfalli (comandante delle forze speciali delle forze del Parlamento di Tobruk, guidate dal generale Khalifa Haftar) in un video che mostra chiaramente il corpo del leader del Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi, Jalel Makhzoum, sul cofano della sua auto, e dopo le notizie circolate sulla profanazione di tombe e l’esposizione dei cadaveri disseppelliti, i mezzi di comunicazione e gli attivisti hanno diffuso un altro video che mostra lo stesso capo militare che giustizia tre persone, colpendole a morte.

Le forze di Haftar hanno affermato che i tre condannati facessero capo all’organizzazione Ansar al-Sharia e, dopo il riconoscimento delle due operazioni, il collega del sopracitato comandante ha chiesto: “Ci sono centinaia di video che mostrano i militanti di Daesh (ISIS), Ansar al-Sharia e i loro alleati che uccidono prigionieri in maniera orribile, bruciandoli e mutilandoli, perché non si pensa a condannare questo?” e ha aggiunto che ciò che è accaduto “è comune a tutti gli eserciti del mondo, in tempo di guerra”.

Sembra che le giustificazioni e le “scuse” distorte non si siano limitate ai colleghi del comandante al-Warfalli, ma godano del consenso dello stesso Haftar. Secondo il corrispondente di Al-Quds al-Arabi al Cairo, il capo di stato maggiore delle forze egiziane Mahmoud Hegazi avrebbe chiesto ad Haftar di condannare le operazioni di riesumazione delle tombe, di cui è accusato il suo esercito a Bengasi. La logica portata avanti da Hegazi si basa su diversi postulati. Anzitutto, la mancanza di una giustificazione lo metterebbe in una situazione molto delicata e danneggerebbe l’immagine dell’esercito al suo interno, riducendo anche il suo peso nei negoziati per la Libia. In secondo luogo, mostrerebbe un’immagine dell’esercito molto simile a quella delle organizzazioni terroristiche che afferma di combattere. Infine, la comunità internazionale reagirebbe di certo con sgomento a ciò che sta accadendo, tra abusi, assassinii e aggressioni nei confronti delle donne.

Secondo Haftar, le operazioni di cui si sono resi protagonisti i suoi seguaci non sono per niente paragonabili, ad esempio, agli avvenimenti del 14 agosto 2013, quando l’esercito egiziano ha aperto il fuoco su sit-in pacifici di cittadini appartenenti a un movimento politico, uccidendo, secondo un report del Ministero della Salute egiziano, 670 manifestanti, e ferendone altri 4400. La stessa organizzazione Human Rights Watch l’ha definito il più grave episodio di violenza collettiva illegale nella storia moderna dell’Egitto. Haftar ha fatto notare che i Paesi occidentali, che adesso mostrano forte preoccupazione per l’Egitto a causa delle azioni delle sue forze, non abbiano mai affrontato i leader egiziani per azioni altrettanto gravi, ignorando i massacri perpetrati dall’esercito e il colpo di Stato ai danni di un governo legalmente eletto

Con l’escalation della tirannia, la brutalità è arrivata ai massimi livelli, e perché incolpare giovani seguaci se hanno lavorato duramente per la profanazione di tombe, l’esposizione dei corpi, gli abuso sulle donne e l’esecuzione pubblica dei loro avversari?

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