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Governo regionale del Kurdistan: crisi e implicazioni regionali

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Di Galip Dalay. Middle East Eye (20/11/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Il governo regionale del Kurdistan iracheno (KRG) è impegnato in un’accesa disputa sull’elezione – o la rielezione – del suo presidente Mas’ud Barzani, in carica dal 2005 e il cui mandato è finito il 19 agosto 2015. La scena politica curda non è stata polarizzata solo da questa discussione, ma anche dall’intromissione di alcuni attori regionali. Barzani continua ad occupare la sede presidenziale, intanto infuria la polemica sulle possibili ramificazioni nazionali e regionali.

In assenza di linee guida costituzionali chiare, ci sono due possibilità sul come procedere. L’opposizione afferma che, una volta scaduto il termine di Barzani, il presidente del parlamento avrebbe dovuto prendere il suo posto fino alle successive elezioni. Al contrario, il campo pro-Barzani, guidato dal Partito Democratico Curdo (KDP), chiede che Barzani resti in carica fino a quando il popolo non eleggerà un nuovo presidente. Di fatto, poi, il primo gruppo sostiene un sistema presidenziale, mentre il secondo favorisce un sistema parlamentare, e quindi anche una riduzione del potere del presidente.

La controversia ha anche una dimensione regionale perché mette sul campo anche la rivalità tra Turchia e Iran su chi dovrebbe influenzare il KRG e la politica regionale curda. Dall’invasione dell’Iraq nel 2003, la Turchia sente di aver perso parte dell’Iraq a favore dell’Iran. Nonostante le sue titubanze, è arrivata alla conclusione che è necessario formare una coalizione alternativa.

La Turchia ha quindi cercato di fondare l’architettura della sua influenza sull’Iraq su due forze: i sunniti e i curdi iracheni guidati da Barzani, che in qualche modo dal 2007-8 hanno limitato l’influenza iraniana. Tuttavia, con la costernazione di Ankara, l’emarginazione dei sunniti nella politica irachena nazionale si è aggravata col passare del tempo e con ciò la sfera d’influenza della Turchia ha subito una contrazione. Ora è in primo luogo l’area guidata da Barzani la principale sfera d’influenza della Turchia sull’Iraq. In altre parole, la Turchia vede un KRG con Barzani in carica come contrappeso al governo centrale dominato dagli sciiti e come mezzo per limitare l’influenza iraniana nel nord del Paese.

In secondo luogo, a livello della politica intra-curdo, sia il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) che il KDP sono stati in lizza per la supremazia e il dominio sulla politica regionale curda. Si sono affrontati l’un l’altro in Siria, dove il PKK si è dimostrato vittorioso sul KDP, ed entrambi hanno delle organizzazioni sorelle in Iran. Dato che il PKK è stato anche impegnato per tre decenni di lunga lotta armata con la Turchia, la prospettiva di una sua vittoria sul KDP suona come un campanello d’allarme ad Ankara.

Gli sviluppi locali e regionali seguiti allo scoppio della crisi sulla presidenza del KRG mostra che Barzani rimarrà al potere per diversi motivi. In primo luogo, rimuovere Barzani potrebbe scatenare una sanguinosa guerra civile. In secondo luogo, la Turchia e gli Stati Uniti hanno chiaramente e apertamente sostenuto l’estensione del mandato di Barzani. In terzo luogo, la lotta contro Daesh (ISIS) avvantaggia gli sforzi di Barzani. La convinzione generale tra i più importanti decision-maker internazionali è che nel momento in cui la necessità di formare una coalizione internazionale contro Daesh è impellente, il KRG non può permettersi di sprecare tempo ed energie per litigi politici interni.

Tuttavia, l’opposizione curda, possibilmente con il sostegno morale e politico dell’Iran, manterrà alta la pressione su Barzani e tentare di ostacolarne e ridurne il potere all’interno del KRG e della politica curda regionale.

Di conseguenza, la prospettiva che nascano delle zone di influenza e di simil-sovranità tra i diversi gruppi politici curdi è reale. Questo metterebbe in pericolo le conquiste politico-economiche e il prestigio internazionale raggiunti con formazione di un governo di unità dopo l’invasione degli Stati Uniti.

Galip Dalay è direttore di ricerca presso il Forum al-Sharq e collabora con il Centro studi di Al-Jazeera come specialista di affari turchi e curdi.

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