News Politica Società Zoom

Gli immigrati clandestini nel Mediterraneo: morte in vita

immigrati clandestini e UE, mar mediterraneoDi Jawad Ghalom. Elaph (27/12/2013).

Traduzione e sintesi di Lia Brigida Marra.

L’immigrazione clandestina dal Nord Africa (Libia, Tunisia, Algeria e Marocco) verso l’Italia e la Spagna, in direzione dell’Europa, continua a essere il pensiero assillante dell’Unione Europea e degli Stati nord africani che si affacciano sul Mediterraneo.

Sebbene i guardacoste magrebini abbiano rafforzato il controllo delle spiagge, la situazione rimane ancora preoccupante. I rapporti dell’associazione marocchina per i diritti dell’uomo riferiscono, inoltre, di orribili violazioni perpetrate dalle autorità marocchine ai danni dei migranti, per lo più africani originari degli Stati sahariani del Nord Africa nonché arabi (in gran parte egiziani, siriani, iracheni, somali, eritrei e sudanesi) in fuga dagli orrori della guerra, della povertà e da un futuro cupo. Questi migranti vivono una condizione a dir poco disastrosa per mano sia dei leader dei loro Paesi di origine sia della polizia costiera dei Paesi di passaggio verso l’Europa. Appena giunti in Nord Africa, per questi assetati di libertà comincia un viaggio nel Purgatorio alla ricerca della Terra Promessa, dove realizzare i loro sogni di benessere, sicurezza e stabilità lontano dall’oppressione, la povertà e le guerre della madrepatria.

Le coste magrebine brulicano di organizzazioni mafiose che vanno a caccia di questi sventurati desiderosi di attraversare clandestinamente il Mediterraneo. Raggiunte le coste europee, i fortunati superstiti di tale viaggio della morte iniziano un nuovo amaro viaggio nella presunta Terra Promessa, dove di promesso non c’è che un’altra vita di sofferenza e un futuro cupo, invisibile, nonché la ricerca di una nuova identità, di una nuova appartenenza e lo shock culturale dinanzi a una società che avvertono eccentrica.

Nelle isole italiane la situazione è ancor più misera e degradante: identificati e sottoposti uno dopo l’altro a interrogatori duri e terribili, senza considerazione alcuna per la loro già disperata condizione, gli immigrati vengono condotti, a mo’ di bestie, in centri del tutto somiglianti ai campi di concentramento nazisti. Quante volte li abbiamo visti morire questi migranti in fuga e quanto hanno patito nei loro Paesi di origine per la fame, la guerra, i conflitti etnici e l’oppressione insostenibile! Eppure, nei Paesi in cui emigrano vedono la morte con gli occhi, anche se sono giunti in un paradiso, nella terra dei Romani o nel Paese della corrida.

“Partire è un po’ morire”, recita un proverbio francese. Questi migranti, tuttavia, di morte ne incontreranno tanta.

Vai all’originale

About the author

Viviana Schiavo

1 Comment

Click here to post a comment

  • Nelle isole italiane la situazione è ancor più misera e degradante: identificati e sottoposti uno dopo l’altro a interrogatori duri e terribili, senza considerazione alcuna per la loro già disperata condizione, gli immigrati vengono condotti, a mo’ di bestie, in centri del tutto somiglianti ai campi di concentramento nazisti

    gli abbiamo chiesto noi di venire? NO!
    quindi cosa vogliono?