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Gli attentati di Karrada: chi svaluta il sangue degli iracheni

Iraq

L’opinione di al-Quds. Al-Quds al-Arabi (05/07/2016). Traduzione e sintesi di Laura Formigari.

Pochi giorni prima della fine del Ramadan, il mese sacro dell’Islam, Daesh (ISIS) ha colpito la zona commerciale di Karrada, nel centro di Baghdad. Un’autobomba è esplosa vicino a un ristorante, causando più di 213 vittime e centinaia di feriti. Il governo iracheno, responsabile della protezione dei cittadini, ha reagito agli attacchi: il primo ministro Haidar al-Abadi ha ordinato al ministero della Giustizia di procedere con l’esecuzione immediata dei “terroristi” detenuti e ha revocato i dispositivi contraffatti di rilevazione di esplosivi dai controlli di sicurezza. Tali dispositivi sono il frutto della corruzione, di un accordo tra una società britannica e le autorità di sicurezza irachene.

Dopo l’attentato, Abadi e il suo seguito hanno fatto visita a Karrada, ma sono stati accolti da massicce proteste popolari, una folla arrabbiata che gli ha scagliato contro scarpe e imprecazioni obbligandolo ad abbandonare il luogo. In un altro episodio molto significativo alcuni hacker sono entrati nel sito del ministero degli Interni (sito che dovrebbe rappresentare la sicurezza del paese) pubblicandovi la fotografia di un bambino morto durante gli attentati con al suo fianco uno di questi dispositivi contraffatti. Sui social media è stata diffusa una caricatura delle quattro alte cariche irachene mentre si scattano un selfie davanti ai corpi e agli edifici carbonizzati del mercato di Karrada.

Questi eventi sono il segnale della rabbia per il sangue iracheno versato a Karrada (e prima ancora a Sadr City, Najaf, Kerbala, Falluja, Ramadi e altre città e regioni) e del disprezzo verso i leader politici e un governo, il cui primo ministro si ostina invano a cercare una soluzione al problema della violenza che ha minato le fondamenta dell’Iraq, la sua storia, la sua cultura, il suo tessuto sociale, attraverso lo spargimento del sangue dei cittadini. Il governo dovrebbe spiegare perché, se da una parte dichiara di impedire l’utilizzo dei dispositivi contraffatti dall’altra questi continuano ad essere reperibili.

Tali eventi non fanno altro che confermare che il governo iracheno è responsabile della falla di sicurezza nel paese e continua a fare affari con i criminali che dice di combattere, vendicandosi sui detenuti e lasciando libere le milizie sciite nelle città e nelle zone sunnite che controllano per portare avanti azioni di vendetta collettiva sui cittadini. Il governo permette così alle stesse milizie di alzare le loro bandiere, sostituendo gli slogan del sedicente Stato Islamico con quelli che esaltano “lo Stato di Saddam”, per poi accusarle di azioni settarie di ritorsione. 

Il caos militare e politico che sta devastando l’Iraq si riflette in un governo inefficiente e ambiguo, che tratta con i suoi avversari ideologici, usa metodi di ritorsione e una disgustosa propaganda settaria favorendo, attraverso la corruzione, un sistema clientelare e servendo gli interessi dell’Iran più che quelli dell’Iraq.

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