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Gli arabi e la crisi delle libertà

Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (10/01/2015). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti.

Viviamo in un periodo in cui le coscienze e le parole sono perseguitate, e vengono imposte restrizioni ai pacifisti. Ciò che è accaduto in Francia è solo un esempio di una lunga serie di crimini perpetrati da coloro che ritengono che il mondo debba pensare come loro, scrivere come loro e credere come loro. L’Europa ha commesso un errore il giorno in cui ha tollerato gli estremisti, ignorando il terrorismo di regimi e gruppi che volevano imporre la loro opinione nella storia, nella religione e nella politica con la forza.

L’attentato al Charlie Hebdo è stato preceduto da decine di altri attacchi. Tutto è iniziato quando il regime iraniano, assediato politicamente ed economicamente, ha escogitato una battaglia contro il romanzo di Salman Rushdie, minacciando di ucciderlo e di appoggiare qualsiasi azione terroristica. Tuttavia, la Gran Bretagna ha sfidato il regime iraniano: non ha ritirato il romanzo e ha protetto l’autore da ogni possibile attentato. Ma l’idea di perseguitare e minacciare scrittori, vignettisti e giornalisti è diventata allettante per i terroristi e parte integrante della politica di contrattazioni dei regimi che dissentono dall’Occidente, quale forma di ricatto. La campagna contro il giornale danese è stata diretta, ad esempio, dal regime siriano e da Hezbollah, e appoggiata dai Fratelli Musulmani e dai media. Nel 2006 il regime siriano era isolato ed era stato costretto a ritirare le sue forze dal Libano dopo il coinvolgimento nell’assassinio di Hariri. Il regime, che abitualmente autorizzava solo le manifestazioni a suo favore, ha architettato un’imponente manifestazione a Damasco contro le caricature, il vignettista e l’Occidente, seguita da un’altra manifestazione a Beirut organizzata da Hezbollah e da una simile al Cairo guidata dai Fratelli Musulmani. Gli arabi che hanno marciato in questi cortei non avevano letto nulla e sapevano solo ciò che veniva riferito loro.

Naturalmente oggi non è come ieri e gli eventi del 2006 non sono come quelli attuali. Il numero di simpatizzanti con gli assassini e i terroristi è inferiore e questa volta non c’è stata alcuna manifestazione a loro sostegno nel mondo arabo. Fra coloro che hanno taciuto, alcuni forse temevano i servizi di sicurezza e altri probabilmente erano consapevoli che gli estremisti e i regimi corrotti hanno un’agenda diversa rispetto alle loro ambizioni e alla loro concezione del mondo.

Dalla fine del XVII secolo, l’Occidente considera la libertà di espressione una colonna portante della sua civiltà ed è una libertà conquistata col sangue e la lotta politica. Coloro che rigettano questa civiltà hanno il diritto di non vivere sotto la sua egida e di cercare una società dal pensiero unico dominante che offra loro l’ambiente ideologico di cui vanno in cerca. Ma non possono imporre restrizioni al pensiero e alle libertà e costituire l’eccezione in seno a società che non sono state create per loro. Vogliono vivere in Occidente ma non vogliono convivere con la sua cultura.

Le vittime del terrorismo sono in maggioranza gruppi solidali con le minoranze, come le persone uccise a Parigi. Erano liberali, anti fascisti, ostili all’estrema destra francese e difendevano i diritti delle minoranze. La Francia è il Paese europeo più schierato dalla parte delle rivoluzione siriana e contro il regime iraniano. Coloro che vogliono compiacere gli estremisti si troveranno bruciati dalle loro stesse fiamme.

Abdulrahman al-Rashed è ex caporedattore del quotidiano Asharq al-Awsat e ex direttore generale di Al-Arabiya

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