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Giordania in allerta contro possibili rappresaglie di Daish

Di Osama Al-Sharif. Al-Monitor (29/09/2014). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi.

Ad Amman si parla sempre più di minacce terroristiche contro centri commerciali ed altri luoghi pubblici, in risposta all’adesione della Giordania alla coalizione contro le postazioni di Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) in Siria. Sebbene il Dipartimento della Pubblica Sicurezza abbia rilasciato dei chiarimenti per confutare le voci di possibili attacchi, è stato dichiarato lo stato di allerta per le forze armate e la polizia. E lungo l’autostrada che conduce ad Aqaba, 350 km dalla capitale, ci sono molti posti di controllo.

La Giordania ha tutti i motivi per temere delle rappresaglie. Nel novembre 2005, tre hotel di Amman furono colpiti dall’affiliata di Al-Qaeda in Iraq, provocando 60 morti e più di cento feriti. Il ricordo di quegli attentati è ancora molto vivo.

Daish e Jabhat Al-Nusra minacciano ora gli Stati Uniti e i Paesi arabi che hanno preso parte alla coalizione. Il generale americano Martin Dempsey, capo dello stato maggiore congiunto, ha dichiarato che il pericolo riguarda di sicuro il Libano nel breve termine e la Giordania nel medio.

Nel giustificare gli ultimi raid aerei, le forze armate giordane hanno dichiarato di aver sventato diversi tentativi di infiltrazione terroristica. Re Abdullah ha ribadito l’impegno della Giordania nella lotta al terrorismo ed ha preso parte al vertice della NATO in Galles, come pure alla sessione speciale del Consiglio di Sicurezza presieduta da Obama. Dopo la smentita iniziale circa la sua partecipazione alla coalizione, quindi, la Giordania è diventata un attore chiave a fianco di altri quattro Paesi arabi.

Ma per molti giordani la questione resta controversa. I Fratelli Musulmani, principale gruppo di opposizione, sminuiscono i timori di rappresaglie e sono contrari all’alleanza contro Daish, mentre diversi parlamentari hanno firmato una petizione per chiedere al governo di non farsi coinvolgere “in una guerra che non è nostra, ma americana”.

Si stima che circa 1.800-2.000 giordani stiano combattendo in Siria nelle fila di Jabhat Al-Nusra e Daish, ma per Abu Sayyaf, portavoce del movimento salafita giordano, potrebbero essere addirittura 8.000. Di recente le autorità di sicurezza hanno intensificato gli sforzi, giungendo così all’arresto di 11 membri di Daish che hanno ammesso di aver pianificato attentati nel Regno. Secondo l’avvocato Mussa Al-Abdallat, il numero di arrestati è già salito a 90.

Sia l’ambasciata americana che quella francese hanno avvisato i loro cittadini in Giordania di stare attenti e di evitare i centri commerciali di Amman e i governatorati di Ma’an, Tafileh, Zeraq e Irbid. D’altro canto, in diverse zone della capitale sono state installate sirene d’allarme, suscitando grande apprensione tra gli abitanti.

La notizia dei raid aerei giordani in Siria è giunta insieme alla sentenza di assoluzione nei confronti di Abu Qatada, predicatore islamico accusato di terrorismo.

In un clima misto di preoccupazione e patriottismo, le autorità giordane non temono tanto un attacco di Daish dall’esterno, quanto che un singolo islamista radicale, parte di una cellula dormiente, compia una missione suicida in segno di rappresaglia. Un caso del genere cambierebbe tutto.

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