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Gaza, nuova crisi dei carburanti

Elaph (07/10/2012). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Anatolia, a Gaza è di nuovo crisi per la mancanza di carburante in seguito alla chiusura da parte dell’Egitto dei tunnel nel nord del Sinai, attraverso i quali avviene il contrabbando dei beni di prima necessità per gli abitanti della Striscia.

Dal 2007, cioè da quando Hamas è al potere, Israele ha imposto un blocco sull’area della Striscia di Gaza. Da allora, gli abitanti hanno iniziato a scavare dei valichi al confine con l’Egitto per il rifornimento di cibo, materiali da costruzione e appunto carburante. Nonostante ciò, riescono a coprire solo il 30 % delle loro esigenze. A questo proposito, il governo di Gaza ha imposto un rigido controllo sull’attività di distribuzione per evitare forme di monopolio e di manipolazione dei prezzi.

La mancanza di carburante non colpisce solo gli automobilisti ma ha un impatto negativo sulla già debole economia di Gaza. Il settore delle costruzioni è il più colpito ma tutta l’industria minaccia di fermarsi poiché le macchine non possono funzionare, con gravi perdite in tutti i settori. Inoltre, all’aumentare del prezzo del carburante, anche gli altri beni diventano più costosi.

L’Egitto ha lanciato una campagna per la chiusura dei tunnel in seguito all’uccisione di 16 soldati in un attacco armato di cui ancora non si conoscono i colpevoli, avvenuto agli inizi di agosto nella città di Rafah, ai confini con Gaza.

Il presidente egiziano Morsi, nel discorso in occasione dell’anniversario della guerra arabo-israeliana dell’ottobre 1973, si è impegnato a garantire i diritti degli abitanti di Gaza, senza pregiudicare la sicurezza nazionale.

Ci sono centinaia di tunnel, in cui lavorano più di 1500 palestinesi. Hamas avverte sulla possibilità di “un’esplosione popolare” se i valichi tra la Striscia di Gaza e l’Egitto continuano ad essere chiusi senza trovare un’alternativa.