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A Gaza le armi diventano oggetti d’arte

El Watan (01/10/2014)

Da Hossam, tre vasi, che a guardar meglio sono granate raccolte dopo la guerra di quest’estate, troneggiano nel bel mezzo del suo salone.

Questo trentatreenne palestinese ha raccolto missili, granate e altro materiale bellico tra le macerie, per non dimenticare: “Volevo tenerli come oggetti che aiutassero a ricordare l’accaduto ma le persone avevano paura guardandoli allora ho avuto l’idea di dipingerli. Così ha ricoperto i tubi di arabeschi dorati e il metallo è scomparso sotto ai fiori dipinti: “Potrò mostrarli ai miei bambini quando cresceranno e dirò loro che sono resti della guerra del 2014 che ha mietuto più di 2000 vittime e che ho trasformato uno strumento di morte in uno di pace”, dice Hossam.

A sorpresa la gente ha iniziato a ordinare le sue opere nel campo di rifugiati di Jalabiya dove vive, a nord della Striscia di Gaza. Allora Hossam, che lavora come apicoltore, è andato a bussare alla porta della polizia di Hamas che gli ha dato tutte le bombe che voleva a condizione ovviamente che se ne servisse solo ed esclusivamente per la sua arte.

Un altro palestinese, Mohammed al-Zamar, nel campo di rifugiati di al-Boureij, ha un giardino costellato di granate e di schegge ricuperate in casa sua dopo un bombardamento. Sopra ci ha scritto: “No alla guerra, ne abbiamo abbastanza” e ha disegnato una mappa della Palestina. All’interno di casa sua sono esposti quadri che contengono proiettili israeliani o delle chiavi, simbolo dei palestinesi cacciati da casa loro nel ’48 con la creazione di Israele.

Davanti casa sua conserva una bomba inesplosa sganciata da un F-16. Sopra sono scritti i nomi dei bambini uccisi durante la guerra.