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La frustrazione di Hamas

Al-Monitor (13/09/2014). A due settimane dalla fine dell’aggressione israeliana alla Striscia di Gaza, Hamas accusa le autorità di Tel Aviv di non applicare l’accordo per il cessate il fuoco, soprattutto la fine del blocco imposto alla Striscia e l’apertura dei valichi di confine.

La mancata applicazione di questi due punti infatti sta rallentando drammaticamente la ricostruzione degli edifici devastati dall’aviazione israeliana, provocando un ovvio malcontento tra la popolazione. Tensioni che non vanno tuttavia oltre la critica, poiché, come ha spiegato un funzionario di spicco di Hamas, “il movimento non intende riaprire le ostilità se ci sono ritardi nell’applicazione dell’accordo”. “Ogni notizia di ripresa degli scontri è un tentativo di confondere le cose”, ha aggiunto, “Hamas è in contatto con le autorità egiziane per indurre Israele a mantenere le promesse e ci sono colloqui su scala regionale e internazionale per evitare che si riproponga la situazione antecedente la firma dell’accordo”. Il governo della Striscia di Gaza ha fissato intanto il programma di ricostruzione in tre anni e in tre fasi: aiuti umanitari alla popolazione, attenzione ai bisogni dei cittadini (come il pagamento degli affitti mensili per coloro le cui abitazioni sono state distrutte) e ricostruzione degli edifici. Tra i principali ostacoli, oltre alle divisioni tra le fazioni palestinesi (in particolare Hamas e Fatah), c’è proprio la riluttanza di Israele ad applicare l’accordo per il cessate il fuoco.