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Francia: un ruolo attivo nei confronti dell’Iran e della Palestina

Di Uri Savir. Al-Monitor (12/04/2015). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti.

A Losanna, la Francia si è ritagliata il ruolo di battitore libero. Rispetto agli altri negoziatori, infatti, Laurent Fabius, il ministro degli Esteri francese, ha tenuto posizioni più dure sulla sospensione delle sanzioni, sulla natura delle ispezioni e sul ridimensionamento della capacità di ricerca e di sviluppo in ambito nucleare: un cambio di rotta radicale, rispetto all’abituale reputazione conciliatoria.

Un ufficiale francese ha rivelato che la politica adottata dal presidente Holland e dal ministro Fabius è legata a una visione strategica sul futuro della transizione mediorientale. Nello specifico, sostenere regimi autoritari in opposizione a organizzazioni terroristiche e irredentiste comporta l’amplificazione degli interessi economici della Francia, per esempio, in Arabia Saudita, compresi i copiosi finanziamenti che questa monarchia ha concesso al Libano per la vendita d’armi francesi.

Oltre a ciò, secondo lo stesso ufficiale francese, la Francia intende assumere un ruolo guida nella promozione del riconoscimento dello Stato palestinese, soprattutto ora, a causa della rielezione di Netanyahu e della sua posizione anti-palestinese. La Francia, infatti, che già nel 2014 ha sostenuto la Palestina, ora sta spingendo per una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che comprenda il rispetto per i confini del 1967, mutui scambi territoriali, la presenza di forze internazionali, la condivisione di Gerusalemme come capitale e una giusta soluzione per il problema dei rifugiati.

Nel dettaglio, la speranza dei francesi è che l’amministrazione americana non opponga un veto alla risoluzione. La Francia, perciò, rispetto agli Stati Uniti, che non hanno ancora deciso i prossimi passi da compiere nella regione, crede che l’accordo sul nucleare con l’Iran e la questione palestinese vadano risolti insieme, soprattutto con il coinvolgimento dell’Egitto, dell’Arabia Saudita e della Giordania.

Dati i buoni legami tra la Francia, l’Egitto e l’Arabia Saudita, sembra, dunque, che Parigi voglia rendere l’Iniziativa di Pace Araba del 2002 la base per la risoluzione della questione palestinese. Inoltre, quest’intenzione sarebbe in accordo con l’approccio regionalista della Francia, che mira alla normalizzazione dei rapporti tra gli Stati arabi e Israele, foraggiando anche una maggiore cooperazione economica regionale.

Tuttavia, delle fonti all’interno del Ministero degli Interni israeliano hanno espresso i loro dubbi circa il ruolo che la Francia cerca di ritagliarsi. Gli Stati Uniti, infatti, non opporranno alcun veto alla risoluzione, soprattutto a causa della centralità della questione iraniana, poiché, secondo gli israeliani, gli Stati Uniti non voglio confrontarsi con Israele su due fronti.

In definitiva, nonostante ci sia un’intesa politica con gli Stati Uniti, la Francia è l’unica potenza a essersi concentrata simultaneamente sia sulla questione palestinese, sia su quella iraniana.

Uri Savir è un diplomatico e politico israeliano, lavorando a capo della delegazione israeliana agli Accordi di Oslo. Ha inoltre fondato il Peres Center for Peace e il Yala Young Leaders, un movimento pacifista.

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