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Ennahda e l’uscita “sicura” dal governo

Di Monji Saidani. Asharq Al-Awsat (11/01/2014). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti.

Dopo due anni di esperimento alla guida del governo tunisino, il movimento Ennahda si appresta a lasciare le redini del comando e a tornare alla pratica politica ordinaria, lontano dal potere. Sembra che il movimento abbia tratto buon insegnamento dalla lezione egiziana e astutamente abbia ottenuto molto dai suoi avversari durante il periodo al potere, per essere in grado di uscirne con i danni minori e senza pregiudicare la sua presenza politica futura. L’opposizione, sia di sinistra che liberale, si è adoperata affinché fosse più coinvolto nella pratica di governo e si assumesse la responsabilità di tutte “le sfortune dell’amministrazione del Paese e della mancata realizzazione delle aspettative dei tunisini agognanti una realtà politica, sociale ed economica diversa”. Il movimento, fondato alla fine degli anni Sessanta, non sognava neppure di ottenere l’autorizzazione giuridica all’esercizio dell’attività politica, avendo subito per più di 40 anni restrizioni, prigionia ed esilio, ma dopo la rivoluzione ha ricevuto in “dono” il governo della Tunisia, alla luce di un’opposizione divisa, storicamente disgregata e con scarso peso sociale.

Le opinioni sono divergenti in merito all’esperimento di governo di Ennahda durato dal dicembre 2011 sino ad oggi: i suoi leader rivendicano un periodo di successo, in considerazione di una realtà irta di difficoltà, mentre l’opposizione imputa al movimento ogni sorta di fallimento, dalla diffusione di atti di terrorismo alla mancata realizzazione degli obiettivi della rivoluzione, quali il benessere sociale e lo sviluppo delle zone più povere in cui è divampata la rivoluzione tunisina.

Malgrado la decisione di lasciare il potere,comunque, sembra che Ennahda abbia mantenuto una grossa fetta della sua base elettorale e si prepari fin da adesso a partecipare alle prossime elezioni presidenziali e parlamentari. Sa interpretare bene la scena politica, presta attenzione ai suoi avversari tradizionali e studia le possibili alleanze politiche tra i partiti di sinistra, senza trascurare i due partiti di riferimento costituzionale che potrebbero rappresentare il maggior pericolo nel caso in cui decidessero di allearsi.

Finora i suoi avversari non hanno trovato il modo per bloccare il movimento Ennahda che, uscendo dal governo, è riuscito a evitare lo scenario egiziano e a superare periodi molto critici durante i due anni al potere in Tunisia. Gli assassinii del leader di sinistra Shukri Belaid e del parlamentare nazionalista Mohammed al-Brahimi sono stati “la scintilla” sfruttata dall’opposizione per rovesciare i governi di Ennahda e per poi indurlo ad abbandonare il potere dopo averlo accusato apertamente di non essere riuscito a gestire il Paese e a controllare le correnti intransigenti.

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