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Egitto: l’Islam politico è morto?

Egitto: l'islam politico è morto?Di Khaled Abou El Fadl. Al-Jazeera (08/07/2013). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Un’immagine recente proveniente dall’Egitto mostra un gruppo di persone che prega nella città di Arish e all’improvviso, mentre giacciono a terra, prostrati, le forze di sicurezza scatenano una raffica di proiettili contro di loro ferendo e uccidendo diverse persone. Ancora più recentemente, all’alba le forze di sicurezza sparano su un gruppo di persone prostrati in preghiera, al Cairo, uccidendone almeno trenta e ferendone centinaia. In questi casi, i grandi rivoluzionari democratici egiziani non si sentono offesi o indignati. Scandalosamente e vergognosamente tacciono.

Eppure, dopo il colpo di stato militare in Egitto molti commentatori sono saltati alla conclusione che all’islam politico è stato inferto un colpo mortale. Così sarebbe stato qualora Morsi fosse stato sconfitto alle urne o se fosse stato costretto a dare le dimissioni attraverso un movimento persistente e paziente di disobbedienza civile. Ora che l’esercito egiziano ha confermato la lunga tradizione delle società autoritarie, rovesciando un governo civile, il quadro è cambiato radicalmente. Ora che le strade egiziane sono state ancora una volta intrise del sangue dei civili e le prigioni sono diventate piene di dissidenti politici, i perdenti e i vincitori devono essere valutati in modo molto diverso.

I Fratelli Musulmani credevano nel processo politico e hanno cercato di praticarlo. Come il Fronte di Salvezza algerino prima di loro, hanno creduto che democrazia e islamismo fossero conciliabili e che fosse possibile costruire un consenso morale con i non-islamisti. I Fratelli Musulmani sono stati costantemente accusati di escludere e di ricorrere a una mentalità tribale. Ironia della sorte, gli avversari hanno adottato un discorso non meno di esclusione nel definire i Fratelli Musulmani fascisti e nazisti – un’accusa grave tanto quanto quella di infedeli o peccatori. Mentre i Fratelli Musulmani hanno dimostrato di non essere angeli e di essere soggetti a tutti i difetti dei concorrenti politici, i laici egiziani hanno dimostrato che il loro impegno per i diritti umani e pei valori civili è volubile.

I laici egiziani si indignarono quando il comico Bassem Youssef fu soggetto alle critiche del governo Morsi, ma sono rimasti imperturbati quando l’unica stazione televisiva di proprietà della Confraternita è stata chiusa senza un procedimento legale. Si indignarono quando Morsi violò l’integrità e l’indipendenza della Corte Suprema egiziana, ma gli stessi laici sono stati indifferenti all’abrogazione da parte dei militari di una Costituzione che è stata approvata da un voto popolare. I laici egiziani si indignano quando un manifestante anti-Morsi viene ferito o ucciso, ma sono incredibilmente imperturbabili quando i morti sono sospettati di essere islamisti o filo-islamisti.

I cosiddetti laici liberali si mostrano più che disposti a dimenticare i principi dei diritti umani quando si tratta di dare scacco matto ai loro avversari islamisti. I laici liberali sfruttano il linguaggio della democrazia e dei diritti umani nello stesso modo in cui gli islamisti sfruttano i simboli dell’Islam ei valori della Sharia. Entrambi predicano ciò che non praticano.

Allora, chi ha vinto in Egitto? Il popolo? Non credo. Dopo il colpo di stato, centinaia di persone sono state ferite, uccise e imprigionate e molte, molte altre lo saranno. La forza genera forza e il dispotismo ha un modo straordinario di autoperpetuarsi, come un cancro letale. I militari, come sempre, emergono con i loro tradizionali privilegi e il loro potere resta intatto. Hanno vinto le forze di sicurezza.

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