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Egitto: il licenziamento di El-Zind e la lotta tra El Sisi e la magistratura

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L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (14/03/2016). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti.

Chi ha realmente deposto il ministro della Giustizia egiziano Ahmad El-Zind? È stato necessario per rispondere al suo “lapsus” contro il Profeta durante delle dichiarazioni televisive, specie dopo che Al-Azhar ha pubblicamente espresso la propria rabbia insieme a numerosi attivisti e politici? El-Zind aveva ottenuto la carica ministeriale in occasione del rimpasto di governo dello scorso maggio dopo che il suo predecessore aveva lasciato l’incarico a seguito dell’ondata di collera suscitata dalle sue dichiarazioni durante un’intervista televisiva in cui aveva detto che “il figlio dello spazzino non può diventare giudice”.

Innanzitutto ciò che è avvenuto qualche giorno fa in Egitto si può considerare una rarità visto che ha ottenuto il sostegno comune dei Fratelli Musulmani e di numerosi pilastri del regime e dei media. È naturale che i Fratelli Musulmani si rallegrino del fatto che il regime sia stato costretto a liberarsi di due dei loro avversari e forse hanno pensato che El-Zind – e prima di lui Tawfiq Okasha (e forse altri prima ancora) – abbiano pagato per l’ingiustizia perpetrata nei confronti della Fratellanza. Invece i sostenitori del regime hanno ritenuto El-Zind, i suoi esempi e le sue politiche, un pericolo per lo Stato maggiore dei Fratelli Musulmani o persino degli attacchi terroristici.

In secondo luogo, l’opposizione della magistratura contro alcuni eventi che hanno interessato la Fratellanza, come la chiusura delle corti costituzionali, non significa che il ministro della Giustizia sia divenuto automaticamente superiore allo Stato anche se asserisce di poter deporre l’istituzione militare del governo. Forse la Corte di Cassazione, il tribunale di più alto grado in Egitto, ha pronunciato sentenze molto importanti negli scorsi mesi cancellando decisioni di pene di morte e di carcere a vita, nel chiaro tentativo di impedire ad alcuni elementi adirati di distruggere la giustizia con le decisioni personali di El-Zind che ha promesso di giustiziare migliaia di imputati solo per il fatto di appartenere alla Fratellanza.

Inoltre, come ha potuto il presidente El Sisi permettere a colui che aveva scelto come ministro della Giustizia di distruggere la dignità dello Stato agli occhi degli egiziani e del mondo? Come si può credere che l’Egitto goda di una magistratura indipendente se il ministro della Giustizia stesso può disporre sentenze di morte a suo piacimento?

Infine, la vera questione non è il ministero della Giustizia, ma piuttosto il fatto che El-Zind non ha espresso solo la sua opinione dicendo che “i giudici sono i signori degli egiziani”, proprio come il suo predecessore, costretto a dimettersi, aveva detto a buon diritto che “il figlio di un operaio delle pulizie non può diventare giudice”.

Infine c’è una vera lotta politica che non si può sminuire: la deposizione di El-Zind non è una questione personale, anzi è sembrato un vero sconvolgimento. Vogliono vendicarsi contro il popolo e i Fratelli Musulmani per tornare al periodo precedente alla rivoluzione di gennaio 2011. E costoro ritengono che l’attuale regime non sia altro che l’espressione di una contro rivoluzione.
Questa lotta, invece, continua a essere in attesa: El Sisi potrebbe pagare lui stesso un prezzo esorbitante?

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