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Egitto: fotoreporter racconta i suoi 600 giorni di carcere

(Agenzie). Un fotoreporter egiziano, che ha trascorso oltre 600 giorni rinchiuso in carcere in Egitto, descrive la sua prigionia come un “cimitero” e la sua detenzione a tempo indeterminato come “psicologicamente insopportabile”. Lo ha raccontato in una lettera pubblicata da un gruppo di attivisti per i diritti umani.

Mahmoud Abou-Zeid, conosciuto con il soprannome Shawkan, è stato arrestato nell’agosto 2013 per la diffusione di fotografie che mostravano l’azione violenta del governo durante un sit-in dei sostenitori del deposto presidente Mohammad Morsi. Quel giorno 600 persone sono state uccise nel tentativo di disperdere la folla.

Da allora il fotoreporter 27enne è stato trattenuto senza accuse fondate, interrogato con l’accusa di aver preso parte a una protesta islamista violenta. Abou-Zeid ha parlato di accuse “costruite”, dicendo che la sua unica colpa è stata fotografare scene di violenza simili ad un a guerra.

Il fratello di Abou-Zeid, Mohammad, ha detto che la lettera è stata inviata lo scorso fine settimana. Amnesty International l’ha pubblicata in seguito.