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Egitto: come fare le riforme economiche senza soffocare i poveri

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BBC Arabic (11/03/2015). Traduzione e sintesi di Lorenzo P. Salvati.

economia egitto Forse l’Egitto sta vivendo oggi la situazione economica più difficile della sua storia, con tassi elevati di disoccupazione e milioni di giovani che affollano quotidianamente i mercati delle grandi città in cerca di lavoro, mentre peggiorano gli standard di vita e scarseggiano gli investimenti per stimolare la crescita.

Nonostante le forze politiche concordino all’unanimità sulla gravità della crisi, sono ancora numerose le divergenze sulle misure da adottare per uscire dall’impasse e risanare l’economia del Paese. Un aspetto preoccupante riguarda l’enorme debito pubblico che ha costretto il governo del Cairo a tagliare risorse fondamentali per il sostentamento del settore energetico, operazione che ha drasticamente ridotto la qualità di vita di ampi segmenti della popolazione egiziana.

Alcuni timidi tentativi per rilanciare l’economia sono in agenda. La conferenza economica internazionale di Sharm el-Sheikh (13-15 marzo) avrà come scopo quello di convincere gli investitori esteri a finanziare una lista di progetti la cui fattibilità economico-finanziaria è stata garantita dal governo di El Sisi.

Ma al di là dei tentativi di riduzione del deficit di bilancio e di intromissione di capitale estero, una serie di misure potrebbero essere adottate per rilanciare l’economia egiziana e allo stesso tempo proteggere le classi sociali maggiormente colpite dalla crisi, senza tagliare i sussidi sui beni indifferenziati che permettono il sostentamento quotidiano di milioni di egiziani. Laddove lo Stato sembra ignorare la questione, sono diverse le forze politiche di sinistra che spronano ad una riorganizzazione delle politiche economiche in questa direzione.

Tra queste il Partito Socialdemocratico Egiziano che, sebbene auspichi la riuscita della conferenza di Sharm el-Sheikh e il raggiungimento degli obiettivi del piano di investimenti, denuncia la tendenza generale dei policy makers ad attenersi agli indicatori economici di base e alle esigenze della classe imprenditoriale, senza tenere conto delle politiche di protezione sociale e di miglioramento delle infrastrutture di cui beneficerebbero milioni di egiziani. “Non vi è interesse da parte del governo a investire nello sviluppo delle piccole e medie imprese”, scrive il Partito in un comunicato, “né di migliorare i servizi pubblici per il benessere collettivo”.

La posta in palio è alta, l’obiettivo della riforma economica è quello di trovare un punto di equilibrio tra crescita da un lato e politiche di giustizia sociale dall’altro. Mentre si va sempre più diffondendo l’idea secondo cui i costi della riforma dovrebbero gravare principalmente sulle classi più abbienti e sulle minoranze privilegiate. La forbice tra ricchi e poveri in Egitto, di fatto, è destinata ad aumentare.

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