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Economia nodo cruciale dell’Egitto. Ma alla fine arriverà la democrazia. Parla il direttore di Al-Ahram online ad Arabpress

Dal blog Egitto in movimento di Ludovica Brignola

Secondo il direttore di Al-Ahram online, il giornale più venduto in Egitto, il futuro del paese, seppur incerto, lascia presagire democrazia. Lo ha affermato il chief-editor Fouad Mansour ad Arabpress in una intervista all’Università Cattolica di Milano, durante la terza edizione del “Festival della Lingua e della Cultura Araba”, organizzato dal docente egiziano Wael Farouk e dalla arabista Elisa Ferrero.

“Il più grande problema dell’Egitto ad oggi è l’economia. E come se ci fosse una spinta all’indietro verso politiche neo-liberali in vigore tempo fa. Politiche che già all’epoca non avevano funzionato”. Così ha continuato il numero due della testata egiziana, la seconda più antica del Paese, e ha aggiunto che l’idea di rivolgersi al Fondo Monetario Internazionale non è stata di certo benefica. L’istituzione di Washington ha infatti approvato a fine 2016 un piano di salvataggio per il Paese nordafricano da 12 miliardi di dollari, programma che ha significato il più grande aiuto finanziario concesso a un paese del medio oriente. Al maxi-assegno saranno inoltre affiancati 6 miliardi, concessi da un gruppo di paesi tra i quali Cina, Emirati Arabi e i paesi del G7, che serviranno a garanzia all’FMI, oltre a un’emissione obbligazionaria da 2 miliardi e mezzo di dollari.

“L’altra grande sfida del Paese è quella dei tassi di cambio” ha continuato Mansour, spiegando che “è un fattore purtroppo legato alla vita di tutti i giorni delle persone, ancora più delle politiche economiche”. In pochi mesi l’Egitto è passato infatti da un tasso di cambio di 8 sterline egiziane per un euro a 18 a 1. Una svalutazione che ha creato una importante inflazione, e cioè la crescita dei prezzi dei prodotti rispetto ai salari, nell’ultimo anno, problema che secondo il capo di Al-Ahram Online sarà il più critico tra quelli che l’Egitto dovrà affrontare nei prossimi due anni.

Ma sulla politica il direttore ha lasciato qualche speranza. “Penso che alla fine arriverà la democrazia. E un processo molto lungo, cominciato il 25 gennaio 2011, un evento ancora in fieri e a mio avviso irreversibile. Ma niente filerà liscio, niente sarà ottenuto se non con grandi ostacoli”.