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“E l’eco rispose”, il nuovo romanzo di Khaled Hosseini

530431_478569908875592_1094261322_nDopo Il cacciatore di aquiloni (2003) e Mille splendidi soli (2007), lo scrittore afghano  Khaled Hosseini, torna con un nuovo romanzo dal titolo And the Mountains echoed, edito da Riverhead Books (Penguin Group), in uscita mondiale il 21 maggio e in Italia il 21 giugno con il titolo E l’eco rispose, edito da Piemme.

Dalle poche note diffuse sulla  trama, lo sfondo sembra essere ancora una volta la terra di origine di Hosseini, l’amato Afghanistan, e le relazioni familiari il tema base, molto caro allo scrittore afghano, su cui si snoda il romanzo:“La famiglia è un tema ricorrente e centrale della mia scrittura – ha affermatoI miei romanzi precedenti erano, in ultima analisi, racconti sul tema della paternità e della maternità. Il  mio nuovo romanzo attraverserà la storia di una famiglia lungo diverse generazioni, concentrandosi questa volta sul rapporto tra fratelli e sorelle, su come si amano, si feriscono e tradiscono, ma anche su come si stimano e si sacrificano l’uno per l’altro”.

Da Kabul a Parigi, passando per San Francisco fin all’isola greca di Tinos, l’abile penna di Khaled Hosseini dà impulso ai sentimenti di due fratelli orfani di madre, Abdullah e la piccola Pari, profondamente legati l’uno all’altra e uniti nella lotta per sopravvivere alla povertà e ai micidiali inverni afghani. Storie di vita e sentimenti familiari che si intrecciano con luoghi e personaggi che vanno ben oltre l’Afghanistan.

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La stessa direttrice della Penguin, Susan Petersen Kennedy, una delle poche ad aver avuto la possibilità di leggere And the Mountains Echoed, ha affermato che si tratta di una storia che potrebbe verificarsi in diverse parti del mondo e nella quale ci si può identificare, anche se si parla di vite molto diverse dalle nostre. Una storia che ruota intorno al mondo dunque, ma forse non è un caso. Khaled Hosseini infatti, già molto impegnato a livello umanitario come inviato di Buona Volontà dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e con la Khaled Hosseini Foundation, in una recente intervista aveva espresso il desiderio di realizzare con questo terzo romanzo, un ponte umano tra l’Afghanistan e l’Occidente, per sfatare quei falsi miti ed evitare quel romanticismo che pone delle distanze fra le culture e impedisce di vedere la realtà dei fatti: “In Occidente – ha affermato – ci sono ancora dei miti sull’Afghanistan, come ad esempio che il paese sia fermo al XII secolo. C’è anche un elemento di romanticismo, come l’idea che gli Afghani odiano l’Occidente. Naturalmente la gente si lamenta per i raid notturni e le vittime civili. E’ anche vero che non amano avere truppe sul loro suolo, ma hanno calcolato e deciso che c’è una buona ragione per questo. Non la vedono come una occupazione”.  

Nella stessa intervista, Hosseini aveva anche preannunciato il primo adattamento teatrale de Il cacciatore di aquiloni al Nottingham Playhouse nel Regno Unito, e proprio in questi giorni, dal 26 aprile al 18  maggio,  lo spettacolo è in scena e sta riscuotendo un grande successo. Si tratta  della prima europea  dell’adattamento di Matthew Spangler, realizzato da attori adulti (Ben Turner nel ruolo di Amir e  Farshid Rokey nel ruolo di Hassan),  con l’ausilio anche di proiezioni e aquiloni mimati per ricostruire paesaggi e  luoghi descritti nel romanzo che, lo ricordiamo, solo in Italia ha venduto 4 milioni di copie. Lo spettacolo sarà in scena anche al Liverpool Playhouse dal 13 giugno al 6 luglio.

Dall’Afghanistan all’Europa, gli aquiloni continuano a volare …and the mountains echoed…

Katia Cerratti