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Donna fuggita da Daesh: “Nell’organizzazione vige un’oppressiva mentalità criminale”

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Asharq al-Awsat (17/10/2015). Traduzione e sintesi di Alice Bondì.

Una donna britannica musulmana, riuscita a fuggire da Daesh (ISIS) in Siria, ha raccontato l’orrore di vivere sotto l’organizzazione del sedicente ‘Stato Islamico’, riferendosi in particolare alle tragiche condizioni di vita delle famiglie che vivono lì e alla mentalità criminale dei combattenti.

La 33enne Shukee Begum si era recata con i suoi cinque figli in Siria nel mese di agosto dell’anno scorso per ritrovare il marito, Jamal al-Harith, ex prigioniero a Guantanamo, e convincerlo a fare ritorno nel Regno Unito.

Ha dichiarato, in un’intervista mandata in onda dall’emittente britannica Channel 4, che dopo dieci mesi che era entrata nel territorio controllato dal Daesh, non era riuscita a convincere il marito a tornare in Inghilterra, e inoltre aveva paura di poter essere accusata di terrorismo una volta rientrata a Londra.  

Begum ha raccontato che, subito dopo l’arrivo in Siria, era andata a vivere in una casa sicura a Raqqa, controllata da Daesh, insieme ad altre famiglie e a decine di donne straniere in attesa dei loro mariti, sottolineando che vivevano tutti in un’unica sala da pranzo e che condividevano forse uno o due servizi igienici.

Ha inoltre dichiarato: “Voglio mettere in chiaro che le donne non possono venire nei territori controllati dal Daesh e poi aspettarsi di poterli lasciare facilmente quando vogliono […] fra queste donne single, vigeva una mentalità da criminali: si accalcavano intorno a dei pc portatili e guardavano insieme i video di Daesh, facendo commenti violenti sulla guerra e sugli omicidi”. 

Riguardo alla sua condizione personale, la donna ha infine confessato di condividere molti punti di vista con il marito sulle questioni relative alla famiglia e al futuro dei bambini, ma che non è riuscita comunque a convincerlo a ritornare in Inghilterra insieme a lei.

Asharq al-Awsat è un quotidiano panarabo con sede a Londra.

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