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Divieto di proiezione del film su Noè in alcuni Paesi arabi

Hespress (11/03/2014). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.

È tornata a scoppiare una controversia sulla personificazione di profeti e inviati di Dio dopo che il Qatar, gli Emirati e il Bahrein, in seguito al divieto emanato da Al-Azhar, hanno censurato il film americano “Noah”, in cui Russel Crowe interpreta il profeta Noè.

La Paramount Picture si aspetta che il film non venga proiettato neanche nelle sale in Marocco, Kuwait e Giordania  per gli stessi motivi religiosi.

Al-Azhar ha in effetti promulgato una fatwa che definisce l’inviolabilità degli atti dei profeti e degli inviati di Dio  e la sostanziale incompatibilità della loro raffigurazione con il credo religioso e i precetti della shari’a nonché la possibilità che pregiudichino i sentimenti dei credenti.

La decisione proveniente da Al-Azhar ha sollevato lo sdegno della comunità artistica egiziana, tra cui decine di registi e intellettuali che hanno manifestato sostenendo che questo è un tentativo di tornare a censurare le opere artistiche in Egitto.

Un manifesto del fronte modernista egiziano ha denunciato che l’idea di vietare la rappresentazione e la raffigurazione dei profeti non è citata nel Corano né in nessun hadith, ma che è esclusiva farina del sacco dei saggi e dei ricercatori di Al-Azhar.

Il sollevamento di questo polverone avviene due anni dopo l’insorgere di un altro dibattito riguardo una serie televisiva che vedeva protagonista il secondo califfo Omar Ibn al-Khuttab, compagno del Profeta, e sulla liceità o meno di rappresentarlo.

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