News Zoom

Il discorso di Obama sull’intervento contro lo Stato Islamico

Di Walid Choucair in Al-Hayat (12/09/2014). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti.

Il discorso che Barack Obama ha tenuto ieri notte, in cui ha annunciato i quattro punti strategici per combattere lo Stato Islamico e il terrorismo, merita qualche riflessione. Infatti, il presidente americano, evitando di menzionare l’ONU, ha fatto riferimento alla creazione di una vasta alleanza e a una strategia di lungo periodo per contenere questa minaccia.

A prescindere da ciò, comunque, Obama ha sottolineato l’importanza della cooperazione con gli “Stati amici” e i suoi alleati, allontanando, così dal suo progetto la Russia e l’Iran. Inoltre, l’utilizzo di alcune espressioni, che sottolineano il ruolo di leadership mondiale degli USA nella guerra al terrore, ha avvicinato la retorica del suo discorso sia a quella di Bush, il suo predecessore repubblicano, sia a quella dei neo-conservatori.

Oltre a ciò, anche se Obama si è rivolto alla sua nazione, le sue parole, in una certa misura, sono rivolte al mondo intero, poiché il suo discorso è stato tenuto durante il tredicesimo anniversario degli attacchi dell’11 settembre. Obama, infatti, ha sfruttato il lieve cambiamento dell’opinione pubblica riguardo alla possibilità di operazioni armate più estese, ma, allo stesso tempo, ha rassicurato gli americani di non voler ripetere gli errori commessi in Iraq e in Afghanistan, evitando d’intervenire via terra.

Che Obama abbia abbandonato la precondizione di intervenire in Siria senza che sia stato raggiunto un consenso internazionale? La questione è aperta, infatti il presidente americano potrebbe continuare a proteggere questo presupposto, oppure potrebbe intervenire in Siria senza l’appoggio della Russia e della Cina. È per questo motivo che Obama, forse, si sta affrettando a costruire un’alleanza internazionale, soprattutto dopo l’incontro di Gedda dal titolo “Attrarre più partecipanti per questa battaglia”, che ha visto la partecipazione dei Paesi arabi, della Turchia e di John Kerry.

Bisogna tener conto, tuttavia, che il nuovo governo iracheno ha portato un cambiamento qualitativo, seppur marginale, nelle relazioni internazionali e regionali. Infatti, gli Stati Uniti, l’Iran e l’Arabia Saudita hanno salutato con favore il nuovo governo iracheno di Haider Al-Abadi. La guerra contro l’ISIS, quindi, ha bisogno di qualcosa di simile ed è per questo che, per ottenere il consenso della comunità internazionale, la Russia, la Cina e l’Iran non possono essere esclusi a priori.

Questa convergenza internazionale e regionale, infine, potrebbe favorire la nascita di un nuovo governo siriano, proprio com’è accaduto a Baghdad. Ma se questo non fosse possibile, quali sarebbero le azioni di Obama e dei suoi alleati per combattere lo Stato Islamico e il terrorismo? Il divieto di volo sulla regione? Dei corridoi umanitari?

Vai all’originale