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Diritti delle donne e Islam, Shirin Ebadi al Castello Orsini-Odescalchi di Bracciano

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L’incontro con un Premio Nobel lascia il segno. Nei primi istanti ci fa sentire piccoli, poi, man mano che l’aspetto umano riduce le distanze tra le parti, prevale un senso di arricchimento che ci riempie e ci rende consapevoli dell’immenso valore di queste persone ‘speciali’.  Shirin Ebadi, avvocato e Premio Nobel per la pace 2003, è una di loro e in occasione del convegno “Diritti delle donne e Islam: dialogo aperto”, tenutosi nella splendida cornice del Castello Orsini-Odescalchi di Bracciano appena due giorni fa, ha confermato un coraggio e una forza non comuni nel difendere i diritti delle donne e nel denunciare le continue violenze cui sono sottoposte.

Un incontro al femminile che ha visto, accanto al Nobel, la giornalista e scrittrice Marisa Paolucci, autrice di “Tre donne una sfida”, storie di tre donne musulmane, la Ebadi, la sudanese Fatima Ahmed Ibrahim, prima donna eletta in un Parlamento africano, e l’afghana Malalai Joya, parlamentare dal 2003 al 2007 che ha avuto il coraggio di denunciare i criminali di guerra che sedevano in Parlamento.  Un libro nato dall’esigenza di capire se a rendere vittime le donne musulmane fosse l’Islam o piuttosto l’interpretazione che una società maschilista, fortemente legata alla tradizione, spesso dà di esso. E’ l’interpretazione dunque, non il Corano, a impedire alle donne di guidare o di andare a scuola in alcuni Paesi, insieme all’abuso e alla strumentalizzazione di leggi che spesso si trasformano in vere e proprie violenze, anche psicologiche. Questo, il tema base del convegno ma non sono mancati riferimenti alla violenza contro le donne anche in paesi non musulmani, come l’Italia, in cui, pur esistendo leggi che sembrano tutelarle, sono sempre più frequenti gli omicidi di donne per mano di partner violenti o comunque non rassegnati alla fine di una storia. Un evento dunque, di grande valenza socio-culturale perfettamente in linea con la Giornata internazionale contro la violenza verso le donne che si celebrerà il 25 novembre prossimo.

Sentir parlare Shirin Ebadi è davvero emozionante. Il tono è deciso, il linguaggio è chiaro e non lascia spazio a equivoci:“Nel 1979, dopo la Rivoluzione islamica, sono state approvate molte leggi discriminatorie contro le donne: la vita di una donna vale la metà di quella di un uomo, in caso di incidente alla donna spetta la metà del risarcimento, in tribunale la testimonianza di 2 donne vale quella di 1 uomo, un uomo può ripudiare la propria moglie quando vuole ma per una donna è molto difficile ottenere il divorzio […]  Il regime dice che sono leggi islamiche ma io non sono d’accordo. L’Islam, come per altre religioni, ha diverse interpretazioni. In Occidente una Chiesa accetta l’aborto mentre un’altra no. Anche l’Islam è così, ha varie interpretazioni…Non dobbiamo permettere che i politici abusino della religione” – afferma.  E con quanto coraggio, aggiungo.

Ha inoltre giustamente evidenziato come in Iran e Arabia Saudita ancora esistano punizioni come il taglio della mano, cosa che non accade invece in altri Paesi musulmani come il Marocco, la Tunisia e alcuni altri, quindi  il problema non è l’Islam. Il problema di fondo è la mentalità patriarcale che la Ebadi paragona a una malattia genetica, l’emofilia, che si trasmette solo ai figli maschi, sottolineando però come spesso le donne siano vittime ma anche portatrici di questa cultura, in quanto ogni  uomo prepotente è cresciuto nel grembo di una donna.  Un paragone singolare ma che rende perfettamente l’idea.  Ha precisato inoltre, che il movimento femminista non è contro gli uomini ma appunto, contro questa mentalità patriarcale. Ma come combatterla? Attraverso l’istruzione.

”L’istruzione delle donne è importante, – spiega Shirin – esse devono conoscere la mentalità patriarcale e devono sapere come affrontarla. E’ per questo che i fondamentalisti sono contrari all’istruzione delle donne”.

Non è mancato un pensiero a Malala Yousafzai, l’adolescente pakistana ferita dai talebani, grazie alla quale tante famiglie si sono convinte a far tornare le loro ragazze a scuola nonostante le immaginabili difficoltà: “Nell’ultimo anno, circa 60 scuole femminili sono state bruciate dai talebani perché hanno paura dell’istruzione delle donne. Temono che se le donne saranno consapevoli della loro situazione, chiederanno la parità dei diritti e questo significherebbe l’inizio della democrazia. Diritti e democrazia sono due facce della stessa medaglia ed ecco perché i regimi non democratici ne hanno paura. In Iran le donne che chiedono pari diritti vengono accusate di agire contro la sicurezza. Attualmente 50 donne femministe sono in carcere, una è Nasrin Sotoudeh, condannata a 6 anni. Lei continua la sua battaglia anche in carcere e ora è in sciopero della fame”. Non oso immaginare la sofferenza di Nasrin,  né quella della stessa Shirin nel saperla intrappolata nel famigerato carcere di Evin che solo pochi giorni fa ha mietuto un’altra vittima, il blogger Sattar Beheshti, morto, si presume, sotto tortura. Mi chiedo dove trovino la forza di sopportare l’insopportabile, di andare avanti, di lottare anche per gli altri. Eppure vanno avanti. Sono madri, mogli, figlie. Sono Donne. La loro Primavera sta arrivando. “Ho sempre detto che sono contraria all’espressione Primavera araba, essa arriverà quando le donne musulmane avranno pari diritti. Esse sono coscienti ormai e stanno combattendo per i loro diritti” – dice, e per dar forza al suo discorso, cita le donne egiziane che dopo la salita al potere dei Fratelli Musulmani, hanno protestato a Piazza Tahrir perché secondo loro la rivoluzione non era ancora compiuta. Ricorda il caso della ragazza egiziana che per protesta ha pubblicato su facebook la sua foto nuda e anche quella di un uomo, chiedendo quale differenza ci fosse tra i due corpi.  Altre ragazze si unirono a lei pubblicando altre foto:” Questo dimostra che le donne hanno deciso di ottenere dei diritti e io sono convinta che la vittoria sia con loro e allora potremo chiamarla Primavera!”

Il saluto finale di Shirin alla platea suona quasi come una benedizione:“Io spero che la vostra primavera rimanga permanentemente viva!”

Katia Cerratti                                                       VIDEO : Ebadi a Bracciano