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Dialoghi sul nucleare a New York, lontano da occhi indiscreti

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Di Camelia Entekhabi-Fard. Al-Arabiya (28/04/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo.

In copertina, Ernest Moniz, John Kerry, Mohammad Javad Zarif e Ali Akbar Salehi a Losanna, 16 Marzo 2015.

Settant’anni dopo il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, c’è una spinta crescente verso il divieto di armi nucleari a livello globale. Con 190 rappresentanti di governo riuniti a New York da lunedì 27 aprile per una conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), molti sono i dubbi sulla reale possibilità che questo desiderio si realizzi. “I cinque Stati nucleari hanno mostrato scarso interesse verso un disarmo effettivo e stanno portando avanti programmi di modernizzazione significativi,” ha dichiarato Beatrice Fihn, direttore esecutivo della Campagna Internazionale per Abolire le Armi Nucleari (ICAN). “Le persone potrebbero pensare che la corsa agli armamenti sia finita, ma si è semplicemente trasformata in una corsa allo sviluppo di armi nucleari più avanzate,” ha aggiunto.

Mentre la questione del programma nucleare iraniano dominava le prime pagine dei giornali, l’attuale segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif si sono incontrati in quello che è stato considerato il momento culminante della trattativa. Lunedì il Segretario Kerry ha fatto visita all’ambasciatore iraniano all’ONU, presso la sua residenza a Manhattan, insieme al suo sottosegretario Wendy Sherman. Entrambe le parti desiderano raggiungere un accordo nucleare, ma non c’è fretta di normalizzare le relazioni nel loro complesso. Ancora non possiamo immaginare un’ambasciata statunitense in Iran e diplomatici americani stazionati a Teheran.

D’altra parte questo non è quello che il leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, desidera. Per non parlare dei sostenitori della linea dura, che sono contro le negoziazioni nucleari nonostante i benefici che queste potrebbero portare alla nazione. L’accordo sul nucleare non significa che gli investitori americani siano i benvenuti in Iran. Molti conservatori iraniani ancora non si fidano degli americani, nonostante i negoziati. L’ayatollah Khamenei ha dichiarato che se i negoziati sul nucleare saranno condotti con onestà, l’Iran potrebbe essere aperto ad altri argomenti di discussione. Non sappiamo quali potrebbero essere questi argomenti, ma è evidente che c’è ancora molta strada da fare prima che le rispettive ambasciate possano essere aperte sul suolo dell’altro.

Lunedì Kerry ha affermato che utilizzerà uno degli incontri previsti con la sua controparte iraniana per esortare l’Iran a convincere i ribelli sciiti che sostiene in Yemen a tornare al tavolo dei negoziati. È la prima volta che le due parti affrontano una questione diversa dal nucleare. Man mano che l’Iran si avvicina alla scadenza dell’accordo nucleare, il 1° luglio, sta aumentando il suo obbligo regionale e internazionale ad agire come un membro affidabile della comunità internazionale. Lo dimostra la frase di Kerry sulla crisi in Yemen.

Il gruppo di negoziazione iraniano rimarrà a New York per un breve periodo, mentre la conferenza sul TNP andrà avanti per un mese. Al suo arrivo a New York, Zarif ha dichiarato alla TV di Stato iraniana: “Oltre che per prendere parte alla conferenza, siamo venuti qui per ascoltare gli americani”. Sicuramente, la conferenza sul TNP è una grande opportunità per l’Iran e per gli Stati Uniti per risolvere le questioni rimanenti prima della scadenza e per ascoltarsi a vicenda lontani da occhi e da orecchie indiscrete.

Camelia Entekhabi-Fard è una giornalista e commentatrice cresciuta durante la rivoluzione iraniana.

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