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Desiderio di pace

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Di  Abdulrahman al-Rashed. Arab News (02/06/2016). Traduzione e sintesi di Letizia Vaglia.

Arabi e iraniani sono uniti da un comune desiderio di pace, quella pace che aveva caratterizzato gli anni ’60 e ’70, e poi persa a causa di alcuni risvolti politici. Difatti, le cose sono molto cambiate a seguito della rivolta iraniana del 1979, nel momento in cui gli estremisti hanno preso il potere.

All’epoca il Cairo, Teheran, Riyad, Beirut e le altre capitali del Medio Oriente erano totalmente diverse da come appaiono oggi, in quanto la popolazione sembrava più civilizzata e le strade molto più sicure, tanto che alcuni membri della nuova generazione trovano difficile credere che sia possibile un cambiamento così radicale.

Allora viene da chiedersi: Teheran era una città più felice negli anni ’70, o lo è ai giorni nostri? Il Cairo oggi appare come una capitale disastrata, ma al tempo di Nasser e di Sadat brulicava di energia e creatività. Le aspirazioni dei giovani del presente, sono le stesse che avevano i loro genitori: ambizioni semplici, fatte di vita quotidiana. Ma l’ironia della sorte ha voluto che il futuro che essi prospettano possa essere trovato solo nel passato.

Teheran, il Cairo, Riyad sono grandi città che soffrono a causa dell’estremismo religioso. E la nostra non è la prima regione ad esserne stata colpita. Basti pensare all’estremismo comunista cinese, sponsorizzato impropriamente come “rivoluzione culturale”. In realtà, il Partito Comunista sfruttava i giovani per diffondere le proprie idee estremiste in seno alla società, ricorrendo anche alla persecuzione verso genitori e insegnanti che non abbracciavano i suoi principi. Il paradosso di questa “rivoluzione culturale”, allora, fece sì che venissero bruciati libri, profanati simboli culturali e distrutti monumenti storici della cultura autoctona.

Negli anni successivi, l’opinione pubblica cinese ha condannato il comunismo di Mao Zedong e i suoi metodi coercitivi, tanto da istituire un “movimento di correzione” per perseguire i leader della rivoluzione culturale. A seguito di questi avvenimenti, che hanno segnato profondamente la storia della regione, la Cina e le idee del suo popolo sono radicalmente mutate, portando a una diversa concezione del prossimo e del mondo che li circonda.

Insomma, il bisogno più grande di qualunque essere umano è quello di vivere felice, desiderio che non è assolutamente in conflitto con i precetti religiosi o con le tradizioni di un popolo. Giungerà dunque l’alba del giorno in cui un individuo all’interno dello stesso regime iraniano creerà un movimento che riporterà la nazione agli anni d’oro della pace, ripulendola dall’estremismo. E lo stesso accadrà nel mondo arabo.

Abdulrahman al-Rashed è ex caporedattore del quotidiano Asharq al-Awsat e ex direttore generale di Al-Arabiya.

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