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Dentro l’arabo incontra Ahmad Salma: la Siria e l’arte delle parole arabe

Se posso darvi un consiglio, guardate prima questo breve video:

Sin dai primi secondi, non vi viene da pensare subito che sia un artista incredibile? Non sarebbe venuta anche a voi una gran voglia di esplorare i temi e le origini della sua arte? Ahmad Salma è il protagonista di questo primo viaggio che tenta di esplorare il mondo dei dialetti arabi attraverso uno sguardo più ampio possibile. Ho tradotto dall’arabo le sue risposte: con emozione, orgoglio e tanta curiosità che spero proverete anche voi. Buon viaggio semantico!

opera di Ahmad Salma per l'anniversario della morte di Mahmoud Darwish. titolo: "Ora sei libero, libero, libero"
opera di Ahmad Salma per l’anniversario della morte di Mahmoud Darwish. titolo: “Ora sei libero, libero, libero”

Ahmad, tu esplori le possibilità dell’arte calligrafica araba. Fai tutto con le parole arabe, riesci a conferir loro una forma perfino nelle tue sculture. Qual è il rapporto che si è instaurato tra te e queste parole? E com’è nata la tua predilezione per questa forma d’arte?

Tutto è iniziato in modo molto semplice. Mi piaceva osservare i dipinti astratti di arte calligrafica araba che facevano alcuni artisti miei amici. Li guardavo e immaginavo che molti dei tratti raffigurati erano forme misteriose, dal senso non così ovvio per molti. Poi l’ambiente in cui sono nato e dove ho vissuto, nella città vecchia di Damasco, ha avuto un impatto assai significativo all’inizio del mio lavoro.

Oggi vivi in Germania, ma sei originario di Damasco. Hai anche detto che la tua prima casa si trovava in Palestina. Come convivono in te le suggestioni di questi luoghi? E come lavorano sulla tua arte?

Come hai detto sono nato in Siria, a Damasco, e ci ho vissuto. Ho origini palestinesi e al momento vivo in Germania, ma ci resterò solo per un breve periodo. Credo che, in gran parte, ciò che si riflette nei miei dipinti mi venga da Damasco: è frutto delle visioni più memorabili della mia vita. Poi certo, la mia permanenza in Germania influenzerà almeno una parte del mio lavoro – effetto naturale a cui è esposto ogni artista – ma non credo che sarà un impatto così significativo, alla fine.

Hai mai pensato di usare parole del dialetto siriano per le tue opere d’arte?

In passato ho utilizzato alcune espressioni assorbite dall’ambiente siriano. Tuttavia non le ho trascritte in dialetto, le ho rese in una forma araba classica. In primo luogo perché nelle mie opere non volevo affrancarmi dalla forma classica. In secondo luogo perché volevo che la mia arte incarnasse un messaggio in grado di giungere in modo semplice a tutte le persone, senza limitarlo a qualsivoglia dialetto arabo.

Qual è secondo te, oggi, il potenziale che hanno le parole arabe, soprattutto in ambito artistico? 

La calligrafia araba è già, di per sé, un’arte, e in quanto tale avrà sempre la capacità di esprimere preoccupazioni e questioni vissute dalla gente. Questo è, anzi, proprio il suo dovere. L’artista che la sperimenta non offre solo la breve espressione di una parola o la sua forma, ma esprime attraverso di essa i suoi sentimenti. Ed in questo la parola era e continua ad essere il miglior mezzo espressivo.

Ci puoi dire un’espressione colloquiale siriana che ti capitava di sentire spesso quando eri bambino?

In realtà il dialetto siriano è ricchissimo di vocaboli e ogni bambino lo parlava in modo spontaneo senza preconcetti. Quando da piccoli ci riferivamo alle parole, lo facevamo senza pregiudizi né ancorandoci a parole specifiche separate una dall’altra.

Ti ricordi qual è stata la prima parola araba che ha preso vita dalla tua arte, divenendo un’opera?

opera di Ahmad Salma. titolo "Terra e Libertà"
opera di Ahmad Salma. titolo “Terra e Libertà”

L’idea portante alla base delle mie prime opere era il legame tra la calligrafia araba e la civiltà espressa dall’architettura nell’arte araba. Perciò ho usato le lettere arabe per plasmarle in forme legate all’architettura, distaccandomi dalla pronuncia e dal significato delle parole. Le lettere e le loro forme erano per me indipendenti da ciò che volevano dire. Pensavo che la bellezza della calligrafia araba e il significato autentico delle lettere arabe potessero raggiungere qualunque persona, anche chi non parla l’arabo.

Però ricordo il primo dei miei dipinti ad aver avuto l’impatto più forte su di me: “Al-Ard wa al-Hurriya” (Terra e Libertà), essendo io palestinese e siriano, nonché arabo. Senz’altro è un’espressione che porta con sé una risonanza particolare per chiunque sia arabo.

Ho pensato di provare a dare vita a un “giardino parlato”: un giardino in cui ogni pianta sarà una parola dei dialetti arabi o qualcosa che richiami i suoni di un certo Paese. Donaci la tua parola-piantina siriana da veder crescere nel nostro giardino, per favore…

C’è un’espressione che ho usato in uno dei miei dipinti più recenti, dice: “Sadiqi al-Kurdi” (Il mio amico curdo). Io le ho dato la forma di uno strumento musicale, che viene usato proprio dal popolo curdo. L’idea mi è venuta dopo aver fatto amicizia con alcune persone di questa origine.

Grazie infinite, Ahmad. In conclusione, se ti va, salutaci con una espressione siriana.

Sì, userò una parola del dialetto siriano che è molto conosciuta: “Bkhatrik”, ha lo stesso valore del classico “Ma’a as-Salama”.

Claudia Avolio, Ahmad Salma

Ahmad Salma’s Art Work (pagina Facebook)https://www.facebook.com/AhmadSalmasArtWork