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La danza militare tra l’’raq e l’ISIS

Di Wafiq Al-Samarrai. Asharq Al-Awsat (03/08/2014). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

Nonostante le complesse circostanze che sono seguite alla caduta di Mosul nelle mani dell’ISIS, la mia fiducia che l’Iraq supererà una delle crisi più gravi della nostra storia non vacilla. Le speranze di chi vuole dividere il Paese alla fine si infrangeranno, così come la loro mentalità sbagliata ed arretrata sarà smascherata.

“L’esercito marcia sulla sua pancia”: è un detto militare che si riferisce alla necessità di sostegno finanziario. Gli impianti petroliferi iracheni si trovano prevalentemente in zone sicure ed è improbabile che cadano nel conflitto, perché il petrolio iracheno è indispensabile al mondo. L’Iraq, dunque, non affronterà grossi problemi economici a causa dell’avanzata dell’ISIS e sarà in grado di coprire le esigenze della guerra. Ciò spingerà anche gli alleati ad intensificare la cooperazione con Baghdad, nella speranza di assicurarsi un ritorno positivo per il futuro.

Prima degli eventi di Mosul, l’esercito iracheno era formato da 15 divisioni. Anche supponendo che circa il 20% delle capacità e dell’equipaggiamento militare sia andato perso, ciò che resta dovrebbe essere più che sufficiente per riorganizzare le forze ad assicurare una difesa efficace e strategica.

Il motivo principale di squilibrio riguardava l’identità delle forze che hanno attaccato Mosul. La capacità di capire e valutare la situazione è la cosa più importante, ma questa è stata alterata dallo shock inatteso rappresentato dall’avanzata dell’ISIS. Tuttavia, quando sono iniziati i bombardamenti dei santuari, le voci secondo cui il gruppo islamista costituiva solo una piccola parte dei combattenti armati che avevano invaso la città si sono rivelate pura fantasia.

A ciò si aggiunge il dolore, ancora molto vivo nel Paese, della tragedia siriana, specie in seguito agli orrendi crimini commessi lì dall’ISIS. Gli iracheni quindi si sono svegliati e stanno cercando di contenere la minaccia costituita da questo gruppo terroristico.

Personalmente ritengo che lo Stato iracheno riuscirà a sconfiggere l’ISIS. Lo dico sulla base delle risorse finanziarie ed umane, dell’impegno ad evitare un nuovo scenario siriano e degli alleati che garantiscono il loro sostegno a Baghdad. Inoltre, per motivi demografici, l’ISIS non può comunque conquistare più di metà del territorio iracheno e al tempo stesso si sta sovraccaricando. Tuttavia, ai fini della vittoria, occorrono misure che evitino il sopraggiungere di minacce in aree sensibili.

La regione semi-autonoma del Kurdistan sembra stabile, ma difficilmente resterà tale in una situazione così turbolenta. L’inevitabile fallimento nella conquista di Baghdad e Samarra spingerà infatti l’ISIS ad esercitare pressioni sul Kurdistan, indipendentemente dai calcoli di Erbil.

In conclusione, l’Iraq possiede tutti gli elementi per ottenere una superiorità militare sull’ISIS. La sua forza si rafforza di giorno in giorno, mentre le lotte tra l’ISIS e altri gruppi armati affiliati porranno fine all’accordo di interessi temporaneo e faranno pressione sul gruppo islamista. In questo senso, la vittoria dell’Iraq sull’ISIS è inevitabile.

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