Dentro l'arabo I Blog di Arabpress

“A Damasco risiede lo specchio della mia anima”: l’arte del calligrafo siriano Munir Sha’arani

Di India Stoughton. The Daily Star Lebanon (24/10/2014). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio.

In copertina un’opera calligrafica di Munir Sha’arani che recita “Nulla finisce, c’è tutto da dire, c’è tutto da fare” (2014)

Munir Sha’arani è un artista siriano, designer di libri, scrittore e calligrafo. Nato nel 1952, ha studiato col famoso calligrafo siriano Badawi al-Dirany, imparando a scrivere negli stili tradizionali della calligrafia. Oggi, il calligrafo è tra i rinomati artisti arabi moderni e contemporanei il cui lavoro rivisita, adatta e reinventa l’arte tradizionale della calligrafia per il mondo odierno.

“Dico sempre che provengo dalle radici tradizionali della calligrafia,” riconosce Sha’arani, “ma sono un artista moderno. I calligrafi tradizionali hanno sempre creato opere simmetriche, ma io dico che si può creare equilibrio senza simmetria”. Indica un’opera in cui le curve e gli angoli netti della sua scrittura, le impronte delle alif e delle lam (lettere dell’alfabeto arabo) inclinate da destra a sinistra, restano sospese contro una distesa color crema di carta vuota.

“Non è vuota,” spiega l’artista che rifiuta questa descrizione della carta non scritta, “È come quando guardiamo il cielo o il mare: ci sono enormi distanze coinvolte, ma non per questo ci sembra nulla. Sentiamo che invece è qualcosa”. Avendo lasciato la Siria decenni fa per problemi politici, Munir Sha’arani ha vissuto una vita da nomade tra Libano, Cipro, Algeria ed Egitto prima di tornare a vivere nei pressi di Damasco dieci anni fa. Una serie di sue opere sono legate proprio alla sua terra, la Siria. “Lì a Damasco vi è uno scorcio di bellezza, se non fosse stato per le mie ferite” recita una delle frasi che ha scelto, e una seconda dice “Lì a Damasco risiede lo specchio della mia anima”.

Pur ritenendo che le sue opere siano d’interesse estetico anche per chi non parla arabo, Sha’arani ammette che le parole che sceglie sono importanti. “Io faccio anzitutto dell’arte, ma in quest’arte astratta dico qualcosa. Cerco di scegliere espressioni in cui credo. Sento che la calligrafia araba è astratta, ma in un modo che ci consente di inserirvi dei significati. Così cerco di farne uso, perché credo che l’artista debba ritrovarsi con la gente ed avere un messaggio da condividere”.

Vai all’originale e guarda le opere di Munir Sha’arani