Daesh Siria Zoom

Dal Marocco, alla Spagna, alla Siria: la storia dei giovani come Hassan

Di Reyes Rincón. El País (27/12/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Fatima, una giovane di origini marocchine che vive a Barcellona da oltre 10 anni, non aveva da tempo notizie del suo amico Hassan . Sapeva solo che, tre o quattro mesi prima, se n’era andato in un Paese dell’Europa centrale, forse a cercare lavoro. Poi, domenica 21 dicembre, Hassan si mise in contatto con lei su WhatsApp. La cercava per dirle addio. “Ce ne andiamo in Siria. Non dirlo a nessuno, ok?”, ha detto Hassan. Fatima non voleva crederci e quando gli chiese perché voleva andare lui ha risposto così: “Per Allah. Pagano bene. È molto pericoloso.”

Dopo lo scambio di messaggi, Hassan chiamò Fatima e i due parlarono per pochi minuti. Come le aveva suggerito sua madre, che lavora da anni a Barcellona e che ha conosciuto molti giovani che si interessano all’islamismo radicale, la ragazza registrò la telefonata. Sono circa le 16 della domenica, Hassan le racconta che se ne andrà alla mezzanotte. Non ha passaporto e gli daranno dei documenti falsi. Ammette che non è la prima volta che parte. “Tu a Barcellona non eri così, non facevi queste cose strane, ti hanno mangiato il cervello”, dice la giovane.

Hassan usa frasi brevi. L’amica cerca di conoscere più dettagli sul viaggio: “Non sai che puoi morire? Chi ti paga? Con chi vai”. L’amico le dice che ha voglia di morire, che non ha niente da perdere e che lo fa per Allah: “Mi piace. Tutto è gratis. Pagano bene”. Dopo quella telefonata, Fatima si rese conto che sono mesi che non ha più notizie di diversi suoi amici marocchini di Barcellona.

Recentemente, il consigliere interno della Generalitat di Catalogna, Ramon Espadaler, ha rivelato che i Mossos d’Esquadra (il corpo di polizia catalano) sostiene che, a partire dal 2013, sono almeno una ventina le persone residenti in Catalogna che se ne sono andate in Medio Oriente per unirsi a Daish (conosciuto in Occidente come ISIS).

Durante quella telefonata, Hassan raccontò a Fatima che un giorno era andato a comprare dei cucchiai e che l’uomo che lo serviva fini per convincerlo a seguirlo in una moschea. Lì Hassan conobbe altri giovani come lui, che a mala pena avevano una famiglia e i mezzi per sopravvivere.

“Cercano questo profilo”, dice la madre di Fatima, che ha conosciuto molti ragazzini marocchini di 16 o 17 anni che sono arrivati in Spagna in barca o in camion. “Molti sono malviventi, pochi lavorano, alcuni rubano”, come nel caso di Hassan. “Li arruolano come soldati dell’islam e li pagano molto. Questo li attrae. Nel frattempo gli fanno il lavaggio del cervello, facendogli credere di dover uccidere infedeli e morire per Allah”.

Hassan si fece risentire il lunedì notte, stavolta tramite Facebook. Era ancora in Europa. Raccontò che gli avevano svegliati all’alba per portarli in “un altro posto”. Gli avevano già consegnato i suoi documenti falsi, me non gli avevano detto quando sarebbero partiti per la Siria. Al momento, li avevano portati in un altro posto e li stavano “addestrando”.

In Spagna non lo aspetta nessuno, probabilmente sono qualche causa penale in sospeso. In Siria, lo attende la possibilità di morire per Allah. Hassan non sembrava avere dubbi: “Lo faccio perché lo voglio”, ha assicurato più volte alla sua amica.

Reyes Rincón è una giornalista redattrice per El País

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