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Daesh arretra ma il terrorismo non è sconfitto

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Lo stato islamico è arrivato al capolinea, ma le sue idee continuano a vivere.

Di Amr Ali al-Badawy. Elaph (12/03/2019). Traduzione e sintesi di Mario Gaetano.
Il sedicente califfato è sconfitto, le sue bandiere ammainate, ma per esserne sicuri, non è sufficiente eliminare i gruppi estremisti, bensì bisogna estirpare l’anima che ne ha fatto brillare la stella durante la crisi siriana. Essa è giunta al culmine nel 2014, quando ha posto sotto il suo controllo gli ampi territori di Siria e Iraq. Sconfiggendo l’esercito iracheno, essa ha attirato verso di sé estremisti da tutto il mondo; per combatterla, gli stati hanno formato una coalizione internazionale.
Oggi, la porzione di territorio che Daesh controlla è infinitesimale, la regione sotto la sua autorità è piccolissima e va sotto il nome di “al-Baghuz”. Lo stato islamico la difenderà fino alla fine.
La parabola del califfato nero finirà, mescolando l’azione politica con le tragedie umane che esso stesso ha causato, distorcendo i principi islamici e rovinando la rivoluzione siriana. Esso ha commesso le azioni più spregevoli e abbiette, facendo ricorso alla violenza, versando sangue, tagliando gole e distruggendo il territorio.
Daesh ha fatto il suo tempo, lasciando dietro di sé un grande solco nella storia, segnato dalle cattiverie e i difetti di questi tempi.
Le costanti emigrazioni distribuite sulle coste e sponde europee, resteranno scolpite nella memoria e così pure i luoghi. Tra l’oppressione del regime siriano e il fuoco di Daesh, i siriani hanno preferito affrontare l’ignoto e la morte, attraversando gli oceani.
La presenza dello Stato islamico nella regione sta venendo meno e così pure il suo mordente, ma il territorio è terreno fertile per entità fuori controllo.
I gruppi estremisti appaiono e scompaiono a fasi alterne: mentre Daesh appare, al-Qaeda scompare e viceversa. E così, Al-Qaeda si affretta a guadagnare terreno, prima che altri gruppi raccolgano le istanze di Daesh.
Il sedicente califfato combatterà fino alla fine, lasciando dietro di sé solo morte. Intanto, ai confini siro-iracheni si trovano gli accampamenti che gestisce il “F.S.D”, in cui risiedono donne con figli. Come queste donne, in Libia altre attendono che i loro Paesi d’origine approvino un’amnistia nei loro confronti.
Migliaia di giovani armati di idee estremiste, vagabondano da un posto ad un altro, aspirando ad un altro paradiso, ad un altro jihad, come in Libia, negli stati del Sahel, in Afghanistan e altrove.
Un imponente gruppo di donne, che ha lasciato Daesh, ha incontrato televisioni e telegiornali: esse sono state completamente plagiate. La loro lealtà nei confronti dello stato islamico non è affatto diminuita, sembra che dopo anni di chiusura dal mondo esterno e la mancanza di contatti, la loro capacità di ragionamento si sia paralizzata.
Queste donne necessitano di immediata assistenza per estirpare l’ideologia estremista, altrimenti i loro figli un giorno potrebbero ripercorrere le orme del califfo nero.

Amr Ali al-Badawy è un giornalista saudita che scrive su Elaph

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