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Cybersorveglianza, la tentazione della dittatura

censura

Di Henda Chennaoui. Nawaat (15/03/2014). Traduzione e sintesi di Silvia Di Cesare.

Internet ha cambiato il volto del mondo, sopratutto in Tunisia. È una realtà che la dittatura di Ben Ali non è riuscita a cambiare neanche con il programma Ammar 404 e schierando la sua armata per bloccare l’informazione e far tacere la voce dei dissidenti.

La lunga battaglia per la libertà di parola e di accesso all’informazione è stata portata avanti dai militanti e dai cyberdissidenti, che in questi giorni commemorano la morte di  Zouhair Yahyaoui, icona della libertà di espressione in Tunisia.

Tuttavia, il sistema sembra aver cambiato solo il volto e non la sostanza. Il ritorno delle vecchie abitudini mettono a rischio l’avvenire della libertà di informazione in Tunisia, e della libertà in generale. Sul piano politico e mediatico, il braccio di ferro delle forze controrivoluzionarie non è più un’allucinazione cospirazionista. È divenuta una realtà.

Tre anni dopo la liberalizzazione di internet in Tunisia, un ritorno di Ammar 404 è ancora d’attualità. Gli ultimi governi hanno infatti preso delle decisioni che favoriscono il ritorno della censura e della sorveglianza, con il pretesto della lotta alla criminalità e della sicurezza.

Il primo ministro ha nominato Kamel Saadaou come consigliere speciale del ministero dell’Istruzione Superiore e della Ricerca. La nomina di Saadaou, che ha diretto l’Agenzia Tunisina di Internet dal 2008 alla rivoluzione, è più che sorprendente. Conosciuto per essere uno dei più grandi leader della macchina Ammar 404, egli ha anche ammesso di essere dietro l’acquisizione e l’avvio del sistema di controllo e revisione delle caselle postali. Tutti i dissidenti conoscono la sua storia e il coinvolgimento nella repressione e nella censura in internet, durante la dittatura di Ben Ali.

Questa e altre nomine aprono la porta al ritorno di vecchie abitudini di manipolazione dell’informazione tipiche della dittatura.

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