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Cristiani in Libano: “You’ve got the power”

Di Michael Young. Now Lebanon (03/01/2014). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo.

Il Libano potrebbe dipendere principalmente dalle dinamiche delle tese relazioni sunnite-sciite, ma nel 2014 i cristiani avranno voce in capitolo su due eventi che influenzeranno il Paese nei prossimi anni: le elezioni presidenziali e quelle parlamentari. Se l’intenzione di Hezbollah è quella di rafforzare il suo controllo sul Libano, parallelamente al consolidamento del governo del presidente Bashar al-Assad in Siria, le elezioni saranno fondamentali a questo scopo.

Fino a poco tempo fa, il favorito sembrava essere il comandante dell’esercito, Jean Kahwaji, che, da quanto si diceva, era il candidato di Hezbollah. Tuttavia, Kahwaji non gode di un consenso nazionale. Molti leader cristiani probabilmente non voterebbero per lui, soprattutto Michel Aoun. Allo stesso tempo, la comunità sunnita, in generale, non da molto credito ai capi dell’esercito che hanno forti legami con Hezbollah. Infine, in quanto funzionario di primo grado, sarebbe necessario un emendamento costituzionale per far diventare Kahwaji presidente. Questo significa che due terzi del parlamento dovrebbero votare a favore, ma sarebbe veramente difficile, se non impossibile, per Hezbollah raggiungere una tale cifra.

Tuttavia, c’è un altro funzionario di primo grado che ha più possibilità di essere eletto, ha più consensi e, secondo quanto riferito dall’interno, è il vero candidato di Hezbollah: Riad Salameh, il governatore della Banca Centrale. Salameh potrebbe far fuori Kahwaji perché è apolitico, è stato un governatore di successo, è credibile all’estero, può generare fiducia finanziaria, non è un militare e, dalla prospettiva di Hezbollah, è debole politicamente, quindi potrebbe essere più facile da controllare rispetto ad altri maroniti. Ad ogni modo, se Salameh, o qualche altro candidato, emergerà, saranno necessari il consenso e l’unità dei maroniti.

Le elezioni parlamentari sono una questione a parte. La capacità di Hezbollah di manipolarne il risultato imponendo una legge elettorale a suo vantaggio è molto limitata. Per assicurarsi una maggioranza al di là di ogni legge, Hezbollah dovrebbe riconciliare gli interessi di Walid Jumblatt, leader druso parte della coalizione del 14 Marzo al governo, e Michel Aoun, leader maronita e alleato di Hezbollah. Infatti, la legge del 1960, che da più seggi in parlamento ad Aoun, è anche la stessa che da la possibilità a Jumblatt di sostenere l’uno o l’altro schieramento e quindi forzerebbe Hezbollah a fare affidamento su questo sostegno. D’altro canto, Hezbollah non vuole correre il rischio di replicare i risultati del 2009, né è sicuro del supporto di Jumblatt. Tale incertezza, per un partito che vuole consolidare il suo potere in Libano dopo tre anni di guerra in Siria, non è rassicurante.

Questo significa che i cristiani e, in particolare, i maroniti giocheranno un ruolo importante nel decidere i risultati in Libano. Di nuovo, dipende dalla loro capacità di unirsi intorno ad un unico presidente e ad una legge elettorale o rimandare nuovamente le elezioni per un mancato accordo su quest’ultima. Tale ottimismo, però, presuppone che i cristiani siano in sintonia e che niente sia più in dubbio. Tutto ciò è ironico, in un momento in cui i cristiani sono d’accordo sul fatto che stanno affrontando un pericolo esistenziale, persi come sono nel mezzo di una lotta armata tra sunniti e sciiti.

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